I Varanasi presentano in anteprima su Radioaktiv il video di “Rosemary’s Baby”.
Una busta piena di ricordi trascinata con fatica, la lenta marcia di un uomo che ha scelto di vivere lontano da tutto e da tutti. Del resto il ricordo di un amore è un pò come sbirciare un vecchio VHS ormai usurato dal passare del tempo.
I Varanasi si presentano al Pubblico con “Rosemary’s Baby”, il loro primo video ufficiale che anticipa il loro debutto con l’omonimo EP “Varanasi”.
Abbiamo intervistato la band in occasione di questa esclusiva.
Chi sono i Varanasi e perché la scelta di questo nome?
Siamo l’evoluzione dei Japan Suicide, progetto che in fondo conteneva la sua stessa fine già scritta. Tra varie cose c’è “Varanasi Baby” degli Afterhours che è una band stimata da Matteo (al basso); e poi non si poteva lasciare tutta l’India a Calcutta.
Sorprende sentir cantare una band dalle influenze post-punk e shoegaze in italiano. Come mai questa decisione?
Non ripresenteremo lo stesso progetto semplicemente cantato in italiano, ma andremo in direzioni diverse. Per questo il cambio nome e un nome così differente. Inoltre abbiamo preso la decisione di provare a suonare di più in Italia. Abbiamo già prodotto cose in italiano ed è una bella sfida. L’EP che stiamo per pubblicare è un momento di passaggio, tra passato e presente. Rosemary’s Baby rappresenta la novità in arrivo, che porta con sé allo stesso tempo la paura della perdita e la voglia di cambiamento, oltre al fatto che non si sa mai cosa riserva il futuro, può anche essere una storia dell’orrore.
Il vostro sound cupo si sposa bene con il testo di Rosemary’s Baby: il ricordo di un amore è un po’ come sbirciare una vecchia VHS, gli Lp ormai usurati dal passare del tempo. Quali sono i vecchi Lp che per i Varanasi rappresentano l’amore per la musica?
Un disco per ciascuno: l’album omonimo di Lucio Dalla del ‘79 (Stefano); Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi… dei CCCP (Matteo); la raccolta blu dei Beatles 1967-70 (ricordo d’infanzia per l’altro Matteo, alla batteria); Storia di un impiegato di De André (Leonardo); Pet Sounds dei Beach Boys (Saverio).
Dal 2007, anno in cui nascevano i Japan Suicide, fino ad oggi col cambio di nome in Varanasi son passati ben 12 anni. Secondo voi cosa è cambiato da allora nel mondo della musica?
Credo sia una domanda troppo complessa, noi abbiamo frequentato una scena che in realtà neanche immaginavamo prima di cominciare a suonare spesso, e soprattutto all’estero. E la cosa curiosa è che in parte ne eravamo anche estranei, perché i nostri dischi e il nostro immaginario è sempre stato abbastanza vario, mentre abbiamo suonato in molte realtà dell’underground gotico, che è appunto molto specifico. Per il resto, è vero, predomina la parte online e c’è più elettronica, ma alla fine la musica si suona e si ascolta come prima. Forse c’è un po’ meno pazienza nell’ascolto, visto che Spotify come incentivo ad abbonarsi ti propone la possibilità di cambiare brano tutte le volte che vuoi. A proposito di ascolto c’è anche il paradosso di produzioni sempre più complesse, ma allo stesso tempo più accessibili tecnologicamente, che vengono poi fruite tramite casse scadenti. E siamo sommersi di musica, cosa formidabile . Noi siamo anche cresciuti in un’epoca nella quale la “rock band” e il videoclip su MTV erano ancora centrali e potevano esserci altre dinamiche nel percorso di proposta di una band, e ci siamo fino a oggi occupati quasi sempre di tutti gli aspetti della produzione, quindi potremmo non essere dei buoni osservatori. Le cose cambiano e amen.
Spesso si dice che la musica è ciclica, dopo il ritorno di sonorità anni ottanta pensate che il pubblico sia pronto ad accogliere il ritorno di influenze anni settanta con suoni più cupi e taglienti provenienti da punk e dal post-punk?
Si dice che la retro-mania vada per decadi, quindi c’è anche chi prevede il ritorno dei ’90. Non lo sappiamo, e anche noi abbiamo esplorato abbastanza il periodo post-punk, almeno per il momento. Stiamo già lavorando al nostro primo LP che sarà decisamente diverso dai lavori precedenti, e speriamo che in ogni caso il pubblico avrà voglia di dargli un ascolto.
Bio:
Varanasi nasce nel 2019 in seguito alla decisione della band di ritenere concluso il proprio percorso come Japan Suicide, dopo dieci anni di attività e quattro LP pubblicati, tre dei quali negli ultimi cinque anni, e diversi concerti all’estero, con un progetto legato all’amore per il periodo post-punk. La band oltre a sonorità cupe e aggressive ha sempre dato spazio a sfumature diverse, già mostrate nei lavori passati, per questo ha deciso di costruire un progetto più coerente sotto questo punto di vista, insieme all’uso della lingua italiana. Il primo lavoro è l’EP omonimo “Varanasi”, uscita prevista a Novembre, registrato nel maggio scorso alla Distilleria – produzioni musicali, prodotto da Maurizio Baggio (conosciuto soprattutto per i suoi lavori con The Soft Moon). L’EP contiene un brano inedito, Rosemary’s Baby (video in uscita il 27 settembre), e brani nuovamente registrati, tra cui Mishima (contenuto in Ki, l’ultimo disco dei Japan Suicide registrato a Leeds con Matt Peel). L’EP rappresenta per la band una buona sintesi del proprio suono in questa fase di transizione, che spazia dalla canzone più melodica, a pezzi d’impatto (esaltati dalla produzione di Baggio), fino al brano strumentale. La band è già in lavorazione per il suo primo LP.
Video Credits:
Video: Lorenzo Bernardini
Starring: Matthew Fortunati, Valentina Gaia Pacheco
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