Una riflessione sulla fragilità della rinascita con Evan Gildersleeve
Grazie a un affascinante intreccio tra suono e introspezione, Evan Gildersleeve si è affermato come un abile artigiano del sound design, riuscendo ad attrarre l’attenzione di artisti di grande rilievo, come Jónsi dei Sigur Rós e il compianto Jóhann Jóhannsson, con i quali ha avuto l’opportunità di collaborare.
Le sue composizioni, caratterizzate da un respiro cinematografico, esplorano le complessità dell’esperienza umana, invitando l’ascoltatore a riflettere sulla fragilità della rinascita e a esplorare il potere dell’empatia collettiva.
Wake, il suo Ep di debutto in uscita per Mesh, l’etichetta di Max Cooper, è un racconto profondamente personale composto da sei paesaggi sonori che sfidano le convenzioni e stimolano l’immaginazione.
Nell’Ep è possibile scoprire una varietà di atmosfere: si passa dall’elettronica malinconica della title track, dove un crescendo epico di arpeggi e progressioni armoniche costituisce il fulcro della produzione, a momenti più eterei come quelli di Portal. Qui, la voce di Evan si fonde con il suono dei synth, dando vita a un tappeto sonoro profondamente stratificato e coinvolgente.
Analizzando la sezione ritmica di entrambe le tracce, emerge chiaramente come Gildersleeve metta in risalto la cassa, conferendo a entrambi i brani un potente carattere da club, caratterizzato da grancasse martellanti e da una coinvolgente linea di acido cosmico.
L’esplosiva Fathom traccia una traiettoria dritta nell’elettronica, arricchendola con arpeggiatori ambientali e creando una musica stratificata e dalle strutture mediamente complesse. Il risultato è un’elettronica sinuosa, seducente e ricca di tensione, capace di catturare l’ascoltatore in un viaggio sonoro affascinante.
Non mancano nell’Ep episodi più intimi, come Altar, dove la voce si fonde con un’armoniosa veste orchestrale, dando vita a una musica avvolgente, emozionale ed epica.
Evan Gildersleeve colpisce al cuore con Wake, un esordio fortemente personale, maturo e ricco di spunti che incoraggiano approcci collettivi alla guarigione. Non teme di osare, portando alla luce picchi emotivi di grande impatto che arricchiscono l’ascolto.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.