Soft Power: un mondo bucolico rovesciato
L’aggettivo “bucolico” porta con sé un’innumerevole serie di cliché ogni qual volta viene accostato ad un musicista, soprattutto in territori ambient e folk. Echi pastorali, paesaggi di campagna e serene vallate sono le prime immagini che scaturiscono nella mente di qualsiasi ascoltatore. Lontano da questo stereotipo, Ezra Feinberg ha saputo reinterpretare tutto ciò focalizzandosi su una ricerca sonora capace sì di risultare musicalmente affine all’immaginario bucolico, ma scardinandone ogni ridondanza.
Già Recumbent Speech (2020) sotto quest’aspetto è stata una più che lieta conferma: a cavallo fra ambient, Americana e progressive folk, il fondatore dei Citay è riuscito ad andare oltre qualsivoglia etichetta toccando anche i lidi della new age e del krautrock.
Una fusione sonora che può apparentemente spaventare, ma confermata in blocco nel nuovo Soft Power, in uscita il 31 maggio 2024 per Tonal Union. Nell’ottica di quanto descritto, la traccia d’apertura Future Sand pare quasi programmatica: se l’intro, affidato a flauti e arpeggi, sembra una delle tante proposte folk dal sapore, per l’appunto, bucolico, sono le tensioni sotterranee che emergono nel corso dei minuti a spostare l’asse; lontano da scevri tecnicismi, è piuttosto una struttura estremamente minimale a catapultare l’ascoltatore in un mondo parallelo, come testimonia una coda che si muove in totale opposizione rispetto al resto del brano.
Siamo in campagna, ma allo stesso tempo l’aria che si respira è stranamente diversa da quella che “dovrebbe” essere in tali contesti. La title track accorre ulteriormente in aiuto: anche in questo caso vivacità e serenità, complice la presenza del vibrafono, sembrano la copia già sentita di qualche brano new age anni ’80, ma c’è molto di più, come testimoniano tanto l’intro puramente Americana quanto l’incrocio fra chitarre che accompagna il climax.
Jefre Cantu-Ledesma e Robbie Lee contribuiscono alla jam di Pose Beams, un brano chamber jazz con la struttura ideologica del free jazz, mentre The Big Clock, in feat con David Moore, spazza via il mondo pastorale in favore di un approccio kraut. Nel finale, a proposito di collaborazioni, Mary Lattimore arricchisce con la sua arpa la conclusiva Get Some Rest, un perfetto connubio di sensi.
Il merito di Ezra Feinberg è non rifuggire un approccio sereno e leggero, ma farlo proprio a tal punto da modificarne quelle che ne rappresentano le certezze. Spostandosi a cavallo fra una lunga serie di influenze, la sua formula a metà tra ambient Americana e folk riesce a superare sia le corde della monotonia che del tempo: Soft Power racconta un tempo lontano e passato, riuscendo ad essere comunque estremamente attuale.
Classe ’99, laureato in Lettere moderne e alla magistrale di Filologia moderna alla Federico II di Napoli.
La musica e il cinema le passioni di una vita, dalla nascita interista per passione e sofferenza.
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