Flat125: la morbidezza dei ricordi
Entro in macchina, inserisco il cd nel lettore e salto immediatamente agli anni Novanta: sound grunge sapientemente ammorbidito, spogliato di certe ruvidità e reso più romantico e pensato, meno irruento, ma anche sperimentale nelle variazioni più noise.
L’effetto del primo ascolto di Rain, Steam and Speed, album d’esordio dei latinensi Flat125, dopo l’Ep autoprodotto Hiding From the Light del 2017, è stato questo: un salto nella mia adolescenza, dentro un suono più dolce però, meno sofferto, meno dolorante, più sognante. Sarà un caso che l’etichetta per cui l’album è uscito il 10 maggio scorso, abbia un nome tanto evocativo: MiaCameretta Records; e sarà che la voce di Nicholas Izzi tanto ricorda quella di Billy Corgan.
La tonda morbidezza di fondo è percepibile già nel primo dei dieci pezzi del disco, The Show; fin da subito rimane interessante all’orecchio la ritmica della batteria, limpida, decisa, elegante ed originale; la ricerca nei suoni in effetti, si sente in tutto l’album, che è stato registrato, mixato e masterizzato da Filippo Strang al VDSS Recording Studio (Frosinone). Percussioni interessanti anche nel terzo brano, Norman: un beat che lo rende profondo; l’intro del pezzo ricorda le ballate di Mellon Collie and the Infinite Sadness, celeberrimo doppio album degli Smashing Pumpkins del 1995; ma la melodia della chitarra, accompagnata dalla leggerezza di tastiera e seconda chitarra, rende il pezzo contemporaneo. Dopo il terzo minuto, il suono prende un’intensità particolare, creando un’atmosfera lacustre, dal sapore malinconico ma rassicurante, che fa abbozzare in volto un sorriso. Emozionale e coinvolgente il sesto brano, Haunted Dreams: una nota ripetuta di chitarra su una batteria che si abbandona ai piatti; pezzo anche questo che cresce d’intensità dopo il terzo minuto.
Rain, Steam and Speed è un album che si visualizza ad occhi chiusi, nel ricordo a rallentatore di un lungo viaggio in macchina, col profumo dell’oceano e il vento tra i capelli; malinconico pur nella decisione dei suoni, morbido nel rock.
Nata ad Amandola, un paesino sui Sibillini, il 20 aprile del 1979, fin da piccola ha sentito scorrere la musica dentro il suo corpo. Pianista fino al liceo, ora si diletta alla tastiera, ha scelto di fare l’Università e quindi di vivere a Bologna, dove ormai risiede da vent’anni, nonostante l’accento le sia rimasto profondamente marchigiano. Di lavoro fa la prof di lettere alle scuole superiori, in
un paese nel Modenese. Fra i suoi hobby, oltre alla musica, leggere e scrivacchiare.
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