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Let Us Descend: il viaggio infernale di Francesco Leali

L’italo canadese Francesco Leali ha messo tutto il suo background nel nuovo Let Us Descend, in uscita il 6 settembre 2024 per Until Riots.

Di formazione classica, ha lavorato con Ludovico Einaudi e Fink, è autore di colonne sonore ed è riuscito a dar vita ad una proposta ibrida che abbiamo avuto già modo di conoscere nel debutto Undergoddess (2019): elettroacustica e ambient sono amalgamati tanto da atmosfere dark quanto da quella passione per la musica classica mai nascosta.

Il nuovo album riesce a mettere insieme tutto ciò, evolvendo un discorso che già nelle prime battute è sembrato meritevole. In questo caso dark ambient e classica danno vita a un lavoro ancora più opprimente e oscuro, complice un concept legato a culti e sette religiose, di cui Leali è da sempre appassionato.

Non sorprenderà, dunque, ritrovarsi già con i primi pezzi, Body Ready e The Low (Expanse), in un vortice opprimente in cui la dimensione rituale prende immediatamente il sopravvento. Una messa pagana che si evolve minuto dopo minuto: se l’umore generale resta costantemente nebbioso, sono gli interventi degli archi a deturpare ulteriormente la claustrofobia espressa dai synth.

Le pulsazioni di contrabbasso in Catatonic Blue, così come la discesa infernale di Coven segnano un punto di non ritorno. L’uno prepara il terreno all’altro, che acquisisce definitivamente il ruolo di brano manifesto: percussioni e rintocchi danno vita ad un sabba senza via d’uscita in cui è ormai impossibile distaccarsi da quanto sta accadendo. Ed effettivamente il merito di Leali sta proprio nel riuscire a dare una forte credibilità al suo concept senza mai scendere nella caricatura.

Tratta in modo distaccato, quasi con rispetto, il criptico mondo descritto e, pezzo dopo pezzo, sembra disegnare nuovi eventi all’interno della setta. Così, se Coven rappresenta il momento da cui è impossibile scappare, nei successivi brani è la vita all’interno del culto a prendere forma: A Beast, A Mouth è una marcia che fa da rito d’iniziazione, Wear Her Skin sembra essere il momento delle riflessioni, ma nel finale non c’è più spazio per ripensamenti, come testimonia la furia di Perish Belief I Succumb To You.

Let Us Descend riesce nell’arduo compito di non risultare macchiettistico o scontato in un tema che negli ultimi decenni vediamo spesso abusato soprattutto nel cinema e nelle serie tv. Francesco Leali riesce a rispettarlo, dandogli una patina di coerenza e credibilità che ben si sposa con la sua musica: essenziale, convincente e ben costruita.



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