Fuantei: il vento porta emozioni, tutto cambierà
«C’era qualcosa nel vento, che faceva pensare a un lamento umano. Non quando soffiava a strattoni, mugolando, con un rumore sordo rabbioso che sembrava nascesse dall’impotenza di non riuscire a sradicare gli alberi o abbattere i muri e scoperchiare le case, e allora dopo ogni assalto infruttuoso mutava in sibili mulinanti nell’aria l’irruenza con cui un attimo prima s’era avventato turbinando; ma quando in quei soffi asmatici che a ondate si levavano a brevi intervalli si udiva per un istante, in quel solo istante di tregua o meglio di concentrazione che precedeva la prossima raffica, quel fischio acuto leggero aspirante che benissimo si poteva scambiare per un lamento umano» (Michele Prisco – Una spirale di nebbia)
Un vento di emozioni per Kaze ga kanjō o hakobu. Subete ga kawarudarou, album che segna il debutto su 901 Editions per l’artista giapponese Fuantei, una ventata di ambient e sound art dai suoni morbidi ed eterei. Sei movimenti realizzati dal musicista di Tokyo per immortalare momenti effimeri e quotidiani, i quali evocano stati emotivi profondi e sospesi. Paesaggi gelidi ravvivati dall’uso di field recordings e microvariazioni utilizzate da Fuantei per dare movimento ai tappeti melodici apparentemente statici. Frammenti sonori mai banali diventano la memoria storica di una società in continuo mutamento, con il nipponico impegnato a fermare il tempo attraverso sei fotografie dai colori pastello. Microcosmi atmosferici si configurano come una sinfonia siderale plasmata tra riverberi, sequenze armoniche e contributi organici cuciti insieme per far vivere all’ascoltatore un’esperienza sensoriale e percettiva unica nel suo genere.
Nel sound astratto di Fuantei si percepisce una forte componente umana, una forza intrinseca nei suoni da ricercare nei toni continui e nei soffici riverberi che danno voce al microcosmo urbano, catturando attraverso un lavoro dalla forte identità, la transitorietà della vita.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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