Fuwah: una riflessione sul significato di protezione, sostegno reciproco e consapevolezza
Dopo aver apprezzato i progetti solisti di Maddalena Ghezzi, volgiamo ora la nostra attenzione alla sua band, i Fuwah. Questo collettivo di musicisti italiani è composto dal bassista Luca Pissavini, dal sassofonista Filippo Cozzi, dal batterista Fabrizio Carriero e dalla stessa Ghezzi, nel ruolo di cantante.
Il loro nuovo album, Care, esplora sonorità jazz-beat arricchite da venature pop ed elettroniche. Questo lavoro si concentra sul significato di protezione, sostegno reciproco e consapevolezza, sviluppandosi come un viaggio sonoro caratterizzato da tematiche diverse e da una tavolozza sonora ricca di sfumature, che si amplia rispetto all’album d’esordio, Eŭropo: sen limoji.
Un sound complesso e avvolgente funge da cornice per i vari temi dell’album: dal capitalismo distruttivo alla protesta ambientalista, passando per riflessioni sulla frenesia e viaggi quantistici multidimensionali.
L’apertura affidata a Pierrot presenta un inizio delicato, che unisce lo spoken word a una struttura melodica raffinata. Le due forme, poesia e musica, si integrano perfettamente, creando un legame indissolubile. La Ghezzi riesce a collegare in modo impeccabile le parole al ritmo, dando vita a un’esperienza emozionante.
Cambiando leggermente il tiro, Jaded emerge come uno dei brani più affascinanti di Care. Un groove ipnotico e l’uso evocativo dei fiati creano un’atmosfera suggestiva, che sfocia in un ritornello arricchito da effetti elettronici. Con questo brano, i quattro musicisti tentano di superare i confini tradizionali del jazz, proponendo un’esperienza sonora innovativa e coinvolgente.
Il singolo Unsustainable Noise si configura come un dialogo affascinante tra batteria e voce, arricchito da un meraviglioso basso arpeggiato e dal sax, che riempie gli spazi vuoti lasciati dagli altri strumenti. La canzone gioca sulla delicatezza del sound, in contrapposizione al rumore metropolitano descritto nei testi. Nel finale, il groove del basso e della batteria ci trasporta in una vera e propria “discoteca metropolitana”, invitandoci a ballare al ritmo di house music.
La magia di quest’album deriva dal perfetto equilibrio tra testi e sound, una musica che invita a riflettere sul mondo che ci circonda e sulle nostre relazioni. Care dimostra ancora una volta non solo l’abilità di Ghezzi nel raccontare storie, ma anche la capacità dei suoi tre compagni d’avventura di sviluppare una visione sonora matura e personale.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.