La musica di Galati induce a riflettere sulla fragilità di questo Pianeta
Il polistrumentista, viaggiatore e fotografo Roberto Galati tramuta l’esperienza dei suoi viaggi in una ricerca sonora meticolosa che si concentra sugli aspetti autentici e profondi del pianeta traducendoli in una fusione di suoni, parole e immagini.
Cold as a February Sky, la sua ultima creazione, è la testimonianza della maestosità e della bellezza della Terra: otto sculture sonore pubblicate dall’etichetta Glacial Movements attraverso le quali il nostro evoca l’essenza invernale e la profondità contemplativa che ricorda un freddo cielo di febbraio.
La musica di Galati evoca la quiete indisturbata e il vuoto profondo che riecheggiano nei paesaggi ghiacciati, con l’obiettivo di indurre a riflettere sulla fragilità di questo Pianeta.
In Sidereal distances l’ambient drone profondamente evocativa raggiunge il suo apice attraverso maestose architetture sostenute da sintetizzatori analogici e chitarre, con le melodie che offrono un sottile invito a fermarsi, ascoltare e abbracciare la bellezza che ci circonda.
Brani come As still as these high mountains offrono melodie fredde come le montagne e avvolgenti come l’aria ad alta quota. La texture elettronica risalta la narrazione poetica creata dagli arpeggi della chitarra che sembrano emergere pian piano in un susseguirsi calmo di note rarefatte.
Trame sintetiche e partiture orchestrali si fondono in It was so bright it was almost blinding, uno dei momenti più intensi di tutto Cold as a February Sky. La quinta traccia combina le dinamiche in crescendo tipiche del post rock con i toni glaciali che caratterizzano le composizioni ambient atmosferiche.
Taglio magnetico e cinematografico per Gazing up to the mountain tops, brano realizzato a strati che vede droni e synth interagire creando atmosfere algide e sonorità rarefatte che rendono l’ascolto ansiogeno, connesso con la maestosità del mondo naturale.
Cold as a February Sky non è solamente un ottimo album di musica ambient, ma è un monito per ricordarci di essere parte della natura, e in quanto tale dovremmo proteggerla e impegnarci a salvaguardare la sua bellezza.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
Commenti recenti