I Grow Tired But Dare Not Fall Asleep: la società e il futuro secondo Ghostpoet
Il percorso musicale di Obaro Ejimiwe, meglio noto come Ghostpoet, è stato ricco di cambiamenti repentini e sorprese. Il musicista ha spaziato nei suoi album da un genere all’altro: il debutto Peanut Butter Blues & Melancholy Jam si presentava come un semplice disco UK Hip Hop, ma ben presto le sonorità sono passate all’art pop di Shedding Skine alle varie influenze alternative rock di Dark Days + Canapès, uscito nel 2017.
Tre anni dopo, il musicista inglese pubblica il suo quinto album, I Grow Tired But Dare Not Fall Asleep, in uscita il 1 maggio 2020 per [PIAS]. Sotto un punto di vista tematico, siamo più vicini che mai a ciò che sta accadendo in tutto il mondo negli ultimi mesi. L’album, infatti, è una riflessione sulla società e sull’incertezza del futuro, uno sguardo generale su ciò che l’uomo sta vivendo.
E anche musicalmente, sin dal primo ascolto è evidente che ci troviamo dinanzi ad un lavoro che racchiude un po’ tutte le influenze musicali incanalate da Ghostpoet nei dischi precedenti. C’è l’art pop che sfocia volentieri nell’art rock, c’è la componente hip hop mai assopita, c’è addirittura del post-punk.
In apertura, Breaking Cover si articola su un riff ossessivo, con le declamazioni di Ghostpoet che si accompagnano a sonorità noise prima di tornare al punto di partenza. Il singolo Concrete Pony è il manifesto ideologico dell’album, forte di una riflessione sulla fallacità delle idee dell’uomo, che pensa di possedere tutto ma in realtà non ha nulla.
Un’atmosfera soffusa, quasi post-apocalittica nella sua oscurità, permea l’intero album, che sia negli sbalzi ritmici di Rats in a Sack o nel giro di basso incisivo e portante di This Train Wreck of a Life, impreziosita dall’elegante voce di SaraSara. Il post-punk esce fuori prepotentemente in Nowhere to Hide Now e le sue chitarre urticanti, fra i momenti migliori dell’album.
I Grow Tired But Dare Not Fall Asleep è il compimento di un percorso di maturazione che ha portato Ghostpoet ad una cura musicale quasi inedita, ricca di dettagli concentrati in un sound non nuovo ma sicuramente particolare.
Qualche pezzo di troppo penalizza un album non per tutte le ore e per tutti gli umori, ma complessivamente il risultato è positivo, e soprattutto funziona il concept, sviscerato al punto giusto.
Classe ’99, laureato in Lettere moderne e alla magistrale di Filologia moderna alla Federico II di Napoli.
La musica e il cinema le passioni di una vita, dalla nascita interista per passione e sofferenza.
[gs-fb-comments]
Commenti recenti