L’utopia sonora di Giovanni Di Domenico
Il poliedrico Giovanni Di Domenico aggiunge alla sua sconfinata discografia, (oltre sessanta uscite, tra i suoi dischi solisti e le molte collaborazioni) un nuovo lavoro discografico: Downtown Ethnic Music.
Il pianista e compositore romano firma il quarto episodio della serie Decay Music di Die Schachtel, un concentrato di emotività e mistero che lega una profonda coscienza sociale e politica con una rigorosa sperimentazione musicale.
Con questo album Di Domenico illustra la sua visione della musica etnica: un connubio perfetto tra elettronica astratta, atmosfere tentacolari e palpitanti influenzate dalla musica cosmica e dall’improvvisazione libera. Nove tracce che esulano da qualsiasi catalogazione nelle quali la materia sonora è il frutto di numerose pratiche musicali: la sintesi elettronica e le sorgenti acustiche diventano il mezzo per ricordare la potenzialità sociale e politica dell’arte.
La parte ritmica gioca un ruolo importante nella musica del Nostro: in tracce come Gap-Filling nella quale la batteria in conflitto con il tappeto sintetico crea un gioco di luci e ombre atte a dare drammaticità alla composizione. Se da un lato le percussioni e i tintinnii metallici di Yoghurt To Yoga, chiaro rimando alla musica cosmica, danno colore e dinamicità alla traccia, dall’altra l’etereo tappeto di musica concreta funge da impalcatura per quest’ultimi. Non mancano episodi come Light, Egg, Wait, The Bill, Play, Chair nei quali la voce viene utilizzato come uno strumento aggiuntivo oppure vi sono tappeti sonori organici conditi di field recording come Killjoy. Calda e avvolgente, Cash Cow è una composizione new age che dà sfogo a tutta la creatività del pianista: una dolce melodia che si poggia squisitamente su una texture eterea e rarefatta. Con Camera Lucida tornano le influenze cosmiche impreziosite dalle brillanti incursioni dei fiati.
Di Domenico ridisegna i confini della musica etnica, filtrandola attraverso la sua visione utopica. Downtown Ethnic Music è un lavoro profondo e misterioso che fa del pianista-compositore romano un raffinato musicista di alta classe. La sua è una musica colta e matura di un artista che in Patria deve ancora ottenere la giusta attenzione.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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