Sulla scia di ciò che aveva caratterizzato Girless And The Orphan, un genere melodico in bilico tra folk e punk, è uscito il 1 aprile 2019 il nuovo album di Girless See You When Fascism Is Whipped per To Lose La Track e Malestro.
Dopo i precedenti dischi e i chilometri percorsi in tour con la band di origine, Tommaso, dalla costa romagnola di Viserba, raccoglie nuovamente le sue idee in 8 canzoni scritte con la chitarra acustica per registrare un disco prevalentemente folk. Questa volta il punto di partenza del disco è la scelta di omaggiare una leggenda della storia americana del 1900 come Woody Guthrie, considerato tra i folk singer più importanti della storia della musica americana e che ebbe molta influenza su artisti come Bob Dylan, Bruce Springsteen e Joe Strummer.
Voce, chitarra e poco più rispettano lo stile che questo artista vuole mantenere in questi brani puri e semplici che ci fanno comprendere come essere musicalmente essenziali permetta di trasmettere serenità e disagio al tempo stesso. L’album è un racconto scarno piacevolmente malinconico che nella sua semplicità colpisce quanto basta per convincere chi ascolta che l’autore può diventare esso stesso ciò o chi vuole raccontare. Una prova notevole per un disco letteralmente solista. Gli intimismi aurorali conferiscono all’album un’invidiabile unicità attraverso una poetica che mette assieme drammi umani piccoli o generalizzati ma filtrati attraverso gli occhi di qualcuno che riesce a esprimersi liberamente volendo farti riflettere.
Le melodie sembrano voler nascondere i sentimenti sotto il tappeto, lasciare trapelare qualche storia, di quelle storie che ti ripeti nella mente quando ti siedi al bancone di un bar e inizi a bere con decisione. L’anima di questo album è distorta e triste, un po’ alla Neutral Milk Hotel, con un taglio più introspettivo.
Girless con la sua chitarra ci regala emozioni e riflessioni, non tramite un nostalgico revival, ma con un disco costruito sulla voce e su una scrittura significativa. Spinge su di sé le attenzioni di amanti del cantautorato folk alla Bonnie Prince Billy districandosi nella stesura di melodie spesso intime e di racconti in cui il testo diventa cinematico. Una poesia avvolta in un involucro di raffigurazioni musicali, una sorpresa positiva pronta a farci dimenticare noi stessi per spiegare di personaggi che hanno lasciato il segno.
Mi chiamo Elena, sono una studentessa dell’Università di Bologna da sempre appassionata di musica. Da quando mi sono trasferita ho iniziato a frequentare il Covo Club diventando quasi un membro onorario e ciò mi ha dato la possibilità di conoscere nuove band e approfondire il mio interesse verso quelle che ascolto da sempre. Principalmente interessata di indie/britpop, shoegaze/dreampop e cresciuta con gli Arctic Monkeys sono stata a numerosi concerti, dai “big names” come Kasabian, Libertines, Black Keys, Paolo Nutini, Florence + The Machine, The Wombats, Biffy Clyro, Pixies, Queens Of The Stone Age, passando per gli italiani Verdena, Giorgio Poi, Colombre, Dunk, Baustelle fino ai festival locali come “Beaches Brew” e “Handmade”.
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