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Oltre ogni confine: i Godspeed You! Black Emperor dal vivo.

Per raccontare il concerto dei Godspeed You! Black Emperor di ieri sera, 3 ottobre 2022, al Largo Venue di Roma, è necessario partire dalla fine.

Quando, a musica ormai finita, la gente esce fuori e parla. Tra la folla un ragazzo, che non conosceva la formazione canadese e probabilmente abituato a concerti più muscolari, esclama agli amici che l’avevano portato lì a scatola chiusa: “Bello eh, però tutti fermi, loro bravi ma ad un certo punto sembrava un concerto di musica classica.”

Da una frase simile, tutt’altro che sbagliata seppur amabilmente ingenua, nasce la premessa alla base non solo del concerto dei Godspeed You! Black Emperor, ma della concezione della loro stessa musica. Infatti, se da sempre l’etichetta post-rock è sembrata fin troppo stretta per quello che è a mani basse il gruppo più d’avanguardia nell’ampio calderone del genere, è soprattutto dal vivo che si percepisce l’assoluta destrutturazione del concetto di post-rock.

E quando si parla dell’influenza classica non ci si riferisce unicamente alla presenza costante del violino, né agli A Silver Mt.Zion, side project dei Godspeed You! Black Emperor intriso di classica fino al midollo, quanto all’attitudine degli otto musicisti sul palco. Infatti, è un’attenzione ed una sensazione di controllo costante ad emergere nei momenti più liberi, quelli in cui la jam prende il sopravvento sul brano. Ed anche in quei casi è evidente come dietro ad ogni nota ci sia un pensiero, un’idea che nasce e prende forma in traiettorie sonore formalmente free.

Fatta questa premessa e riavvolgendo il nastro, in una mite serata autunnale la seconda delle tre date italiane dei GY!BE inizia con un sold out. Ed infatti, quando alle 21:30 incominciano le danze, il Largo Venue è pieno fino alla porta: una bella risposta per una serata che, come la musica del gruppo, sarà un climax ascendente di intensità.

La formazione prevede tre chitarre, due bassi, due batterie e un violino. I tre chitarristi, come di consueto, si accomodano ai lati e suonano l’intero concerto da seduti, lasciando spazio al centro del palco alla sezione ritmica e alla violinista, Sophie Trudeau. Sullo sfondo, un elemento essenziale per poter fruire al meglio delle due ore di musica: uno schermo che trasmette immagini e video, restituendo a livello “materiale” quella sensazione cinematografica da sempre espressa nei dischi del gruppo.

E così, dopo la solita Hope Drone in apertura, ha inizio un’esibizione che unisce tutti gli elementi finora citati. Alle sfuriate delle tre chitarre seguono eleganti soli di violino, spesso accompagnato dal contrabbasso, e intanto le immagini sullo sfondo descrivono perfettamente quanto sta accadendo sul palco. Che siano codici numerici, edifici in costruzione, volti in primo piano o una semplice distesa marina, il legame tra musica e video diventa talmente indissolubile da catapultare il concerto in dimensioni extra-musicali.

La scaletta gioca fra l’ultimo album, G_d’s Pee AT STATE’S END (2021), e il precedente “Luciferian Towers” (2017), concentrandosi quindi sulla produzione recente, dimostrando la volontà di ampliare dal vivo quanto fatto in studio negli ultimi anni. La sfida è accettata e vinta: le già pur buone Job’s Lament e Cliffs Gaze diventano due incendiari crescendo dall’innegabile fascino e anche i critici di “Luciferian Towers” devono ammettere l’impatto dal vivo di un brano come Anthem for No State .

Infine, quando vengono intonate le prime note di chitarra di The Sad Mafioso, il pubblico va in visibilio e applaude ancor prima di assistere a quello che sarà il pezzo più intenso della serata, concluso con un muro di feedback ed echi mentre i musicisti, uno ad uno, lasciano il palco e le immagini si affievoliscono a poco a poco, fino a scomparire anch’esse nei ronzii dei reverberi. Finisce così un’esperienza a tutto tondo, più che un concerto: con le spie degli amplificatori a pulsare nel buio, prima di essere staccate mandando tutti a casa.


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