Un viaggio nel tempo con gli Halma
Fiona McKenzie (batteria e percussioni), Thorsten Carstens (chitarra, lapsteel), Gundi Voigt (basso), Andreas Voß (chitarra) costituiscono la compagine del gruppo rock tedesco (sono di Amburgo) degli Halma, sedici lunghi anni di attività per questi veterani tedeschi con all’attivo già sette album, escluso questo nuovo disco.
Sei brani di durata media che supera, per ciascuno di essi, i sei minuti (Advanced construction, Peak everything, CK and Why?, It could be different, Keep it in the ground, Kind of mind) e che durano complessivamente oltre quaranta minuti di musica, sono il contenuto di The Ground, album recentissimo (out il 4 ottobre 2019 per l’etichetta tedesca Kapitän Platte) che fornisce le coordinate stilistiche sulle quali si muove il gruppo.
L’ultima fatica discografica del quartetto tedesco, il successore di Granular (23 ottobre 2015), è stato registrato, mixato e prodotto da Gregor Henning e masterizzato da Moritz Illner
The Ground è un disco di rock interamente strumentale che difficilmente si fa inquadrare da definizioni succinte: la stessa definizione pensata dagli Halma a proposito del genere da essi suonato (instrumental slow core) ci è parsa del tutto insufficiente e certo non capace di dare conto delle sensazioni, emozioni e suggestioni che la musica dei quattro teutonici riesce a suscitare.
Certamente appare chiara la matrice sperimentale di questa musica, che si muove seguendo coordinate che vanno dalla new wave all’ambient, dal prog rock alla psichedelia. Musica essenzialmente chitarristica ed effettistica, quella degli Halma, eppure nell’ambito delle varie tracce riserva una grossa parte a una sezione ritmica di prim’ordine. Un lavoro discografico di grande interesse che riesce a sorprendere per la grande capacità dei vari brani di creare immaginazioni e sensazioni.
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