Holly Childs & Gediminas Žygus trovano la falsa illusione e la rendono reale
Dall’incontro tra l’artista australiana Holly Childs e l’artista lituano Gediminas Žygus, precedentemente noto come J.G. Biberkopf, si sviluppa Hydrangea, un album che prende forma dal 2017 da una serie di performance dei due artisti.
In uscita il 20 novembre 2020 per l’etichetta Subtext, Hydrangea riflette le strategie machiavelliche degli ideologi politici che hanno fatto uso di strategie artistiche contemporanee e postmoderne per creare una sensazione d’incertezza narrativa, cioè mettere in discussione qualsiasi tipo di verità e trovare nuove interpretazioni della storia per fini politici che non sono ancora stati rivelati.
Dieci tracce tanto affascinanti quanto inquietanti, un mix tra la cultura rave e gabber con l’ambient più classico in cui la narrazione si dissolve ripiegando su se stessa.
L’album è aperto da un fugace momento di ottimismo (Fractal Pacified), anche i suoni risultano più morbidi prima di cambiare totalmente registro. Plumbee atmosfere digitali avvolgono Formless. In primo piano una narrazione lenta e quasi strozzata in gola si appoggia sui synth di matrice industriale. Una traccia completamente priva della parte ritmica ma che a incutere terrore non è seconda a nessuno. Il suono celestiale dell’arpa di Hydrangea’s Just the Password Though, Right? è uno spiraglio di luce che dura pochissimo. La parte centrale del disco è debitrice alla cultura rave, complesse strutture sonore mostrano il lato più aggressivo dei due (GravityShifts; Wet Room, Tanked) con intense esplosioni di sciami sonici e casse dritte da club. L’album si chiude con i toccanti suoni atonali del pianoforte di BruiseBlooms che ben si sposano con l’inquietudine del tono di voce della Childs, seguita da Blue Carbon, Intertidalsostenuta dalla voce delicatamente acuta di Elif Özbay che chiede: «Sei reale? Ehm, non sono sicuro che tu abbia capito esattamente cosa significhi “reale”».
Holly Childs & Gediminas Žygus è un duo dalla forte identità, Hydrangea è un album ricco di stimoli: musica e testi sono fortemente legati, i pattern acidi contribuiscono a dare il giusto peso alle parole così come la narrazione funge quasi da parte ritmica per le strumentali.
Un album pienamente promosso.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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