Precious Dream: un’esperienza di ascolto catartica e introspettiva
La band di Toronto è tornata con il loro secondo album, Precious Dream, pubblicato tramite Mothland (CA/USA) e Exag’ Records (UE/UK).
Ancora una volta Alessandro Carlevaris (chitarra), Juliana Carlevaris (basso), Mark Henein (batteria) e Dylan Gamble (tastiere) si cimentano in un consolidato mix di post punk e psichedelia a base di ritmi serrati e riff infuocati. Precious Dream vede i quattro alle prese con il dolore, la sofferenza, la resilienza e la solitudine, temi che danno al disco un aspetto più cupo rispetto al suo predecessore.
Nove tracce dalle architetture sonore eleganti e brutali forniscono lo scenario per una via di fuga dalla quotidianità, catturando l’attenzione dell’ascoltatore, fornendogli un’esperienza di ascolto catartica e introspettiva.
L’aggressività di Precious Dream tocca il suo massimo apice con l’opener Snooze You Lose, la violenza dei riff di chitarra supportata dalla brutale finezza della sezione ritmica contribuiscono a mettere in piedi un sound grezzo e tagliente per una canzone tanto triste quanto incazzata.
Altro giro, altro pugno in faccia con Lowering: mentre la batteria trita pure i sassi, la chitarra si fa lancinante con i synth che legano il tutto attraverso vortici lisergici, ne viene fuori una pasta sonora intensa e carica di rumore.
Tunnel Traps assorbe l’ascoltatore in una cupa spirale, tra ritmi monolitici e voci polverose, un brano dal sound cavernoso e psichedelico che viene enfatizzato da elementi doom come le lunghe e lente progressioni della chitarra.
La conclusiva Erase My Mind si presenta più calda e accogliente rispetto alle precedenti tracce. Juliana Carlevaris con la sua voce sensuale guida i quattro musicisti mentre i sintetizzatori disegnano ipnotici tappeti sonori sui quali la chitarra ha il compito di arricchire la texture con fraseggi colorati.
Precious Dream è un buon album, solido, che smuoverà nell’ascoltatore il bisogno di prendere la chitarra e suonare riff violenti per tutta la notte.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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