L’energia degli Human Colonies
Non rimango mai pienamente soddisfatto dall’ascolto degli Ep che a malapena, come questo degli Human Colonies dal titolo Cloudchaser and Old Songs, appena quattro brani per una manciata di minuti di ascolto, durano si e no un quarto d’ora.
A mio avviso infatti non contengono materiale sufficiente per poter esprimere compiutamente un giudizio sull’artista o sul gruppo che si sta ascoltando. Detto questo e intendendo che le impressioni ricavate dall’ascolto del suddetto Ep sono fugaci e provvisorie e riguardano unicamente le quattro canzoni contenute nel supporto (Cloudchaser, Body, S. J. e Hey You!).
Cloudchaser and Old Songs, uscito il 28 novembre 2019 per MiaCameretta Records e Lady Sometimes Records, è un lavoro discografico che ci è parso convincente. Nati a Bologna, di base in Valtellina, gli Human Colonies (sono Giuseppe Mazzoni, chitarra e voce, Sara Telesca, basso e cori, Pietro Bonaiti, batteria), non risparmiano certo dosi di vigore per l’esecuzione di questi brani tutti di loro composizione.
Il trio, che dal punto di vista tecnico esecutivo e dell’originalità di uno stile suonato da miriadi di bands e seguito da eserciti di giovani ascoltatori non fanno faville, recuperano punti sul piano, si diceva, dell’energia profusa in queste composizioni, della freschezza e della spontaneità della proposta nel suo complesso.
Belle e accattivanti, peraltro, le linee melodiche. Shoegaze/noise/psychedelic: sono le indicazioni fornite dal gruppo sui social (facebook) circa il genere cui appartiene la loro musica; è definizione che non fa una piega, peraltro, che denota la voglia di indipendenza artistica degli Human Colonies, gruppo che sembra alla ricerca di una alchimia artistica non sempre facile da trovare, oggi che la musica ha trovato una infinità di modalità espressive e ne mischia a proprio piacimento altrettante. Apprezzabile l’artwork, in stile fumettistico “splatter”, di Guido Brualdi.
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