Hynta, alla scoperta degli iperoggetti
Nell’immenso calderone della musica ambient contemporanea, Hynta alias Laura Williams ridefinisce i confini del genere grazie alla sua capacità di combinare suono e narrazione, unita al suo impegno nell’affrontare temi sociali come la complessità della precarietà, dei cambiamenti climatici e della narrativa frammentata del tardo capitalismo del 21° secolo.
I suoi lavori si rivelano un’esperienza uditiva che cattura l’essenza della liminalità, collegando magistralmente il regno della musica elettronica con quello tattile del suono.
Pubblicato da Decaying Spheres, Hyperobjects approfondisce iperoggetti definiti dal filosofo inglese Timothy Morton «come un fenomeno che sfugge alla nostra comprensione ma in cui trascorriamo le nostre vite».
Una sinfonia di suoni naturali e industriali, armonie vocali, trame oniriche ed eteree per un viaggio nell’ignoto della quarta dimensione.
Si comincia con Boundless introdotta da strati di droni intervallati da melodie minimali di sintetizzatori. La traccia si presenta come un tessuto sonoro composto da oscillatori e synth legati insieme da morbidi interventi vocali.
A seguire Blue Of Distance è una sinfonia ariosa che verte sulla componente emotiva: echi lontani di voci affiorano tra venti elettronici e una pioggia sottile di pulsazioni. Le stratificazioni di droni vanno a comporre un suono dalla forza espressiva disarmante.
Mentre le prime due tracce lasciavano spazio a spiragli di speranza, Umbra è una composizione inquietante dal crescendo sonoro imponente ma mai pomposo. I droni vibranti lasciano il segno e vengono esaltati dai flebili ricami dei synth, risultando uno dei momenti più ipnotici di Hyperobjects.
L’album raggiunge il suo apice con Mesh, un brano che verte sull’uso di sintetizzatori malinconici che ?? l’effetto di un loop di nastro ripetuto, allungato e saturo. Un sound avvolgente al servizio di un’estetica inquietante che trova slancio nel finale attraverso un intreccio complesso di oscillatori opprimenti.
Hyperobjects è album da non sottovalutare, ricco di dettagli nella estetica nebulosa e nella sua inquietante intensità.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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