Il Britpop con uno stile MOD per i Rudi
La band milanese i Rudi porta il Britpop in Italia con uno stile MOD che ricalca quello degli Who, degli Zombies e degli Yardbirds, di cui viene proposta Lost Woman in italiano.
Fuori Tempo Massimo congiunge lo stile beat anni 60 al blues in uno stile moderno e riconoscibile. Lo spessore della band viene fuori nonostante l’assenza di una chitarra in una formazione batteria, basso e tastiere che inevitabilmente guarda di più alle radici northern soul e agli ammiccamenti ska.
Dieci pezzi originali tra beat italiano e British invasion, garage rock e un pizzico di soul che impressionano gli appassionati e gli è valsa la sponsorizzazione di Fred Perry, marchio britpop per eccellenza. I brani scavano nell’immaginario sonoro mod, non restando però imbrigliati al tipico Jam-sound che impazzava nel 1979: partendo da una base di solido rhythm’n’blues, lo stile viene poi declinato in direzioni marcatamente pop, verso i lidi più duri del beat italiano, oppure anche in riuscite digressioni hammond jazz.
Nonostante sia evidente l’influenza di band storiche della scena britannica (si pensi anche agli Small Faces), non è un disco di sentimenti di nostalgia verso epoche e miti ormai passati sopra i quali aleggia il fantasma di Paul Weller: c’è solo quella voglia innata nei ragazzi di ogni tempo di ballare e divertirsi.
I Rudi, come promette il nome, si prendono maledettamente sul serio, senza essere mai seriosi e pesanti. Un piccolo miracolo dovuto a diversi fattori: la capacità di saper scrivere canzoni che siano anche orecchiabili; cambi armonici notevoli e decisi; dei testi belli e veri nella loro semplicità e nel tratteggiare scene e sentimenti di vita quotidiana attraverso cori corposi e una sezione ritmica potente ed efficace che non perde mai di vista il suo scopo esistenziale, cioè far ballare.
Con Fuori Tempo Massimo siamo di fronte ad un concentrato di idee e di energia rock blues che pervade brani trascinanti, battuti da tastiere che pulsano su un ritmo incalzante che non lascia respiro, un vortice da cui è impossibile sfuggire.
L’amore del trio per il pop inglese emerge con tutta la sua lucida essenza e ancora una volta piace notare la credibilità di questi musicisti. Se a tutto aggiungiamo che sono riusciti a inserire dei testi in italiano assolutamente scorrevoli e ben integrati nel sound, allora credo che un caloroso benvenuto e un giusto entusiasmo siano la risposta migliore che possiamo dare.
Mi chiamo Elena, sono una studentessa dell’Università di Bologna da sempre appassionata di musica. Da quando mi sono trasferita ho iniziato a frequentare il Covo Club diventando quasi un membro onorario e ciò mi ha dato la possibilità di conoscere nuove band e approfondire il mio interesse verso quelle che ascolto da sempre. Principalmente interessata di indie/britpop, shoegaze/dreampop e cresciuta con gli Arctic Monkeys sono stata a numerosi concerti, dai “big names” come Kasabian, Libertines, Black Keys, Paolo Nutini, Florence + The Machine, The Wombats, Biffy Clyro, Pixies, Queens Of The Stone Age, passando per gli italiani Verdena, Giorgio Poi, Colombre, Dunk, Baustelle fino ai festival locali come “Beaches Brew” e “Handmade”.
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