I’m Not a Blonde: ombre e luce
Un benvenuto alle ombre, quelle divenute corpo negli anni della pandemia: sound e voci malinconiche, controcanti stranianti grazie al pitch shifting che abbassa la voce di un’ottava e la rende cupa, con un beat profondamente electro e synth-pop, che accompagna tutto l’Ep e che alleggerisce il contenuto distopico, regalando impulsi alla danza e dando sfogo alla capacità catartica della musica.
Uscito nel pieno dell’oscurità invernale per INRI/Metatron Welcome Shadows è il nuovo Ep di I’m Not a Blonde, il duo femminile formato da Chiara Castello e Camilla Matley. Il lavoro, realizzato con il sostegno di Italia Music Lab, fa parte di un progetto più ampio che prevede la pubblicazione a breve di un secondo Ep, dal titolo This is Light, di cui è uscito il singolo Talk of Love.
Welcome Shadows si apre con 1984, uno dei due singoli che, insieme a Circles, hanno anticipato l’uscita dell’Ep; si tratta di un pezzo che dichiara immediatamente genesi ed atmosfera di tutto il lavoro, richiamando il titolo del romanzo capolavoro distopico di George Orwell; il contenuto però, è un’ancora ben solida legata alla libertà di esprimersi ed amare e al diritto di essere ciò che si è. Winter is not coming, il penultimo dei cinque pezzi, gioca nel titolo con la celebre frase della serie Game of Thrones, toccando il tema dell’ambientalismo e del movimento Fridays for Future. Il brano è scarno e ruvido, minimal e lo-fi; la voce scandita nelle strofe e il canto riot del ritornello rivelano un’attitudine punk, addolcita dalla melodia del synth. L’Ep si chiude con Ghost, una ballata in cui il concetto di evanescenza ed invisibilità, che l’essere umano sperimenta quando non è più amato, è rischiarato e consolato da un sound che è sia fresco che ipnotico, costruito sul pianoforte e su lievi armonie di chitarra, che accompagnano la voce.
Welcome Shadows di I’m Not a Blonde è la faccia di una medaglia che troverà il suo elemento complementare in This is Light. Due lati, due personaggi, Shadows e Light, che raffigurano le due artiste e il loro diverso approccio alla vita e alla musica: “c’è bisogno del buio per vedere la luce, e serve la luce per scoprire le sfumature.”
Nata ad Amandola, un paesino sui Sibillini, il 20 aprile del 1979, fin da piccola ha sentito scorrere la musica dentro il suo corpo. Pianista fino al liceo, ora si diletta alla tastiera, ha scelto di fare l’Università e quindi di vivere a Bologna, dove ormai risiede da vent’anni, nonostante l’accento le sia rimasto profondamente marchigiano. Di lavoro fa la prof di lettere alle scuole superiori, in
un paese nel Modenese. Fra i suoi hobby, oltre alla musica, leggere e scrivacchiare.
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