Nelle profondità di An Early Bird, con In Depths, il suo secondo disco
In Depth è il nuovo lavoro di quattro tacce di An Early Bird, nome d’arte del cantautore e polistrumentista italiano Stefano De Stefano. Il secondo album dopo Of Ghosts & Marvel, che ha l’ambizione di mostrare la vera natura sia dell’autore che della sua arte, proponendo un lavoro decisamente più ricercato, corposo, intenso.
Potremmo definirlo il vero punto di partenza di An Early Bird, che in soli quattro brani riesce a mostrare grazie ad arrangiamenti minimali e a sonorità più scure la sua essenza più personale, malinconica, delicata. L’Ep, interamente suonato da Stefano De Stefano, è stato registrato e missato da Claudio Piperissa assistito da Luca Ferrari presso Il Faro Recordings Studio di Somma Lombardo, con la produzione artistica di Lucantonio Fusaro.
Analizzare l’Ep di An Early Bird pezzo per pezzo è probabilmente il miglior modo per approcciarsi al suo lavoro che per quanto ricco di spunti risente ancora di una certa immaturità complessiva che non permette di godere del disco in modo completo.
Ogni traccia di In Dephts si ripete in modo più o meno simile, la struttura dei brani riprende la stessa dinamica compositiva ma con sonorità differenti, ricche di fascino che rapiscono l’ascoltatore trascinandolo con forza in un mondo fatto di piogge leggere e viaggi in treno con lo sguardo rivolto verso l’esterno. La malinconia regna sia nel sound sia nei testi di In Depths, assicurando un ascolto concentrato, magnetico.
Si parla di prime volte, di rotture improvvise, della forza che ci vuole per superare le difficoltà della vita e di quanto le note giuste siano, a volte, la miglior cura. Tutto gira intorno alla necessità di trovare la forza per ripartire, di rialzarsi dopo essere caduti per terra.
First Time Ever, la prima traccia del disco, racconta delle prime volte in assoluto, quelle legate all’amore vero. Il sound di chitarra, leggero, ridondante, invita a chiudere gli occhi e a ripercorrere, come attraverso una serie di polaroid, i ricordi più belli che hanno caratterizzato le nostre prime esperienze. Ricordi che oramai parlano di tempi andati, irrecuperabili, ma che resteranno comunque indelebili nella nostra mente e che hanno solo bisogno di una spinta per tornare e farci sorridere, anche se amaramente.
Stick It Out, un inno a tener duro, a resistere alle difficoltà della vita, ad affrontare con coraggio il presente per far spazio al proprio futuro. Un brano con leggere vibrazioni urban dove il piano domina per tutta la sua durata facendo da base ad intromissioni elettriche.
Breaker è un brano che ruota intorno allo stesso giro di chitarra, un pezzo quadrato con una dinamica che ricorda alla lontana i classici giri degli Snow Patrol. Il doppio significato del suo testo, incentrato sul senso di rottura ed interpretabile sia positivamente sia negativamente, lo rende uno dei brani più interessanti dell’Ep. Qui la rottura viene vista non solo come momento di sconfitta, ma anche come possibilità. Si può infrangere una promessa, una relazione, ma anche un muro, il ghiaccio, i propri blocchi emotivi.
Farewell conclude In Depths, qui si raggiunge il punto più profondo del lavoro di An Early Bird. Il piano ci aiuta ad immergerci totalmente nel cuore dell’animo dell’autore, che è, in questo caso, specchio del nostro, lasciandoci di fronte al nostro io più intimo, dove oltre non possiamo andare, e che proprio per questo motivo ci spinge a trovare nuove strade da percorrere, nuovi luoghi da esplorare, nuove esperienze da intraprendere.
In Depths si presenta come un lavoro ambizioso, che intende in soli quattro brani analizzare, sia musicalmente parlando, sia emotivamente, scoprire l’animo umano, la sua interiorità, per intero attraverso l’approfondimento di quattro tematiche fondamentali dell’esistenza. Un progetto decisamente ampio, impossibile da riassumere in così poche battute. Per tale motivo il disco di An Early Bird, nella sua complessità non funziona: troppo ripetitiva la costruzione dei brani, poco spinta l’influenza di diverse sonorità che vanno a fiancheggiare la base cantautoriale, troppo poco incisivi i testi. La fruizione ideale per questo lavoro, che comunque ha una sua dignità e dimostra un ampio miglioramento rispetto al passato, è quello dell’ascolto singolo dei brani, in momenti diversi, distaccati l’uno dall’altro. In questo modo la godibilità della musica, decontestualizzata, arriva al suo apice, riuscendo a stimolare l’immaginazione, raggiungendo i propri, ambiziosi obiettivi.
Sergio Mario Ottaiano, classe ’93, Dottore in Lettere Moderne alla Facoltà di Lettere e Filosofia Federico II di Napoli. Musicista, giornalista, scrittore, Social Media Manager, Digital PR e Copywriter. Presidente del giornale Terre di Campania. Proprietario di Arcanum Fumetteria. Collabora per Music Coast To Coast, Fumettologica, BeQuietNight e MusicRaiser. Ha pubblicato svariati racconti e poesie in diverse antologie; pubblica con Genesi Editrice il romanzo dal titolo “Un’Ucronìa” Il 1/4/2014; pubblica con Rudis Edizione il saggio dal titolo “Che lingua parla il comics?” il 23/1/17.
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