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Nadir: gli Indianizer in direzione opposta

In arabo “nazir al-samt” vuol dire “corrispondente allo zenit”, ma soprattutto “in direzione opposta”. Nadir, in uscita il 18 ottobre 2019 per Edison Box, porta gli Indianizer agli albori del termine, fino all’essenzialità di una direzione nuova, opposta sia all’album precedente, Zenith, sia alla proposta odierna della musica italiana.

Infatti, il gruppo di Torino si fa notare per uno stile molto particolare che si destreggia fra neo-psychedelia, world music, disco ed influenze fra il tropicale ed il desertico. Un po’ come se gli Animal Collective decidessero di fare un disco con i Tinariwen.

Rispetto al precedente, è un lavoro molto più simmetrico, ma allo stesso tempo più misterioso e magico, sicuramente l’album che più di tutti mette in luce le diverse influenze del gruppo. Già dal primo pezzo, dalla durata di quasi dieci minuti, New Millennium Labirinth, si avverte quanto i Nostri si divertano a creare atmosfere desertiche con chitarre alla Bombino e ritmi a metà fra l’ossessività psych ed il funky style.

Il sound si mantiene su un delicato equilibrio fra presa diretta, registrazione su nastro e sovraincisioni digitali; tutto in Nadir si regge su un equilibrio che sembra poter crollare da un momento all’altro, ma mantiene botta per tutto l’album. Sin Cleopatra ne è un esempio lampante: si apre come una vera e propria festa, mantiene un groove a dir poco accattivante e prosegue mutando forma in un mantra sciamanico.

Horoscopic si sposta su lidi dal sapore funk, sapientemente modulato con un dance punk dalle tinte energiche, mentre la conclusiva Aya Puma riprende da dove avevamo iniziato, con un pezzo desertico a tutti gli effetti.

Con Nadir gli Indianizer danno una buona prova di forza, grazie ad un sound molto particolare e raro in Italia. A questo proposito forse c’è la sensazione che si sarebbe potuto osare ancora di più viste le ottime capacità del gruppo, ma complessivamente ciò che rimane è un buon album in cui spicca soprattutto il carattere dei Nostri: non era semplice in mezzo a così tante influenze far spiccare la propria creatività ed il proprio carattere. Eppure ci sono riusciti decisamente bene.




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