Siste Lys degli Ingrina: il concept roboante che narra i tempi oscuri che stiamo vivendo
Gli Ingrina provengono dalla Francia ed hanno pubblicato il loro secondo album Siste Lys il 27 novembre 2020 per la A Tant Rêver Du Roi Records.
La band si era già fatta conoscere nel 2018 con il debut album Etter Lys (letteralmente, dal norvegese, Dopo La Luce) e, quasi in un proseguo di un percorso di non-fuoriuscita dalle tenebre, gli stessi hanno deciso di continuare il filone con Siste Lys (lett. Ultima Luce).
Parliamo di sei tracce che in poco più di mezz’ora tratteggiano un roboante scenario plumbeo. Le sonorità si avvicinano ad un post-metal di ottimo fatturato, ricco di fraseggi che rimandano a sperimentazioni post-hardcore.
Il tema, come non citarlo, attraversa i tempi oscuri dell’hic et nunc: la pandemia, anche in questo caso, entra nelle nostre scatole craniche e fuoriesce, questa volta, in sottoforma di composizione musicale.
La band vuole sottolineare come il lockdown abbia scandito il tempo lentamente, come quello vissuto dalle persone dietro le sbarre, recluse in carcere.
Poco ‘cantato’ ma tanto sonoro, tra ritmi cupi, echoes lontani e bassi sovraelevati. Gli strumenti a disposizione disegnano una texture profondamente irta: due batterie, tre chitarre. Insieme si rincorrono spettacolarmente come in una gara sperimentale volta a sfondare la linea del suono.
Nelle tracks c’è un dinoccolarsi a variazione, tra latenti sussurri e exploit chitarrosi. In Casual è impossibile non lasciarsi prendere da un basso sinuoso da trip.
Dalle tracce fluviali – tipico dei percorsi post metal – a quelle più ridotte in minutaggio, si riscopre un viaggio onirico composto di ritmi antagonisti, e ‘melodie’ accattivanti (Now).
Certamente in questa band c’è tanto di buono. Dalla composizione oscura che rende il disco voluttuoso di curiosità, ai tratti più ‘luminosi’ composti di assoli arzigogolati. Rispetto al passato appaiono più flemmatici, senza tuttavia abbandonare un ardente estro che li rende, a loro modo, unici.
Classe 93, laureata in giurisprudenza, specializzata in criminologia. Praticante avvocato, scrivo di politica e di diritto su diverse testate. Sono campana ma mi sono trasferita a Padova.
Sono appassionata di musica, suono il piano ed in passato ho suonato malissimo una sgangherata Soundstation mancina.
I miei generi preferiti sono il rock alternative, lo stoner e la musica classica. Sono stata una metallara nell’adolescenza, divorando con disinvoltura i dischi degli Slayer.
Il mio compositore preferito è Prokofiev ma se la gioca con Shostakovich. Amo Elliot Smith ed ascolto con “diligenza da scolara” cose che non conosco. Normalmente sono una tipa che si appassiona con facilità.
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