Il furioso rito vodoo degli Iqonde
Ritmi tribali e noise sono alla base del sound degli Iqonde, progetto musicale nato nel 2019 dalle menti di Marco Priori (Batteria), Francesco Finelli (Chitarra/Samples) e Diego Castioni (Basso/Samples).
Il trio bolognese giunge all’esordio con Kibeho, pubblicato il primo febbraio 2021 per Grandine Records.
Nelle sei tracce dell’Ep, i tre danno libero sfogo alla loro violenza sonora in un funambolico mix di dissonanze noise, frenetiche ritmiche hardcore e atmosfere rarefatte.
In un immaginario sonoro nel quale la primordiale Africa Nera incontra il frastuono del noise metallico di Ma’nene, la band dimostra subito di avere un suono compatto. Isterici fraseggi chitarristici carichi di note dissonanti incontrano una granitica sezione ritmica per quella che è la traccia che dà inizio al rito tribale degli Iqonde. La tempestosa Marabù è spigolosa e fa capo al dialogo trai controtempi di batteria e alla chitarra distorta. Un magma multiforme plasmato dal martellante connubio basso-batteria trova la sua massima espressione nella violenta esplosione finale.
Cambi ritmici al fulmicotone per la selvaggia e vibrante Edith Piaf, la terza traccia spicca per incisività e per gli stacchi che colpiscono duri come pugni. La struttura della composizione si appresta ad essere più vicina ad una jam impazzita, a improvvisazioni rumoristiche piuttosto che a una vera e propria forma sonora ragionata. Per questo motivo la formazione bolognese giova di immediatezza e spontaneità.
La conclusiva 22:22 è un debordante tappeto ritmico trascinato dalle linee chitarristiche magnetiche e ammaliatrici.
Gli Iqonde sono da collocare nel calderone di formazioni come Zu, Mombu, Zeus! Che hanno fatto della sperimentazione, del rumore e della forma libera la propria ragione di vita. Kibeho è la prova che i tre non scimmiottano nessuno, in breve tempo la band è riuscita a trovare un proprio sound e a distinguersi dagli altri grazie alle influenze tribali e alla ritualità “nera” che confluisce nella loro musica.
Leggi l’intervista agli Iqonde QUI
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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