Iztok Koren: il folk come non l’hai mai sentito prima
Già noto per i suoi lavori con la band avant-folk dei Širom, il poliedrico Iztok Koren debutta come solista con Lonely Hymns and Pillars of Emptiness, in uscita il primo aprile per Torto Editions.
Realizzato nel pieno del lockdown del 2020 con strumenti a corde (banjo, banjo a 3 corde preparato, chitarra acustica, chitarra elettrica) e fieldrecording, l’albumnasce dagli interessi di Koren per il misticismo sloveno, gli antichi testi divinatori cinesi, la sua famiglia e il suo ritrovato amore per la natura, rivelandosi un’intima istantanea della sua vita.
Nelle musica di Koren convergono secoli di culture diverse, tradizioni contadine e musicali legate all’Oltremura, una delle sette province storiche della Slovenia, una testimonianza degli echi ancestrali di questa terra.
In apertura Sometimes My Heart Bleeds For No Reason è una fantasia psichedelica realizzata col banjo. Una piccola sinfonia composta a strati con gli strumenti a corde utilizzati con un duplice compito, sia melodico che ritmico. Una combinazione sperimentale per dare un nuovo volto al folk. Sul finale le corde pizzicate creano un momento di puro e sublime tecnicismo.
Con The Plain Does Not Give Way il folk incontra l’ambient in un mix di feedback e suoni gravi. Una ricca gamma di sonorità che vanno dall’avantgarde al folk primordiale continuanoa rincorrersi e a superarsi fino a generare un vortice avvolgente. In Banal And Evil, Corroded By Hope gli strumenti a corde diventano intensi droni che raggiungono un alto livello di solennità sul finale della prima parte. Se l’allucinante crescendo iniziale suona in maniera sperimentale, il seguito della composizione è un ritorno al folklore primitivo.
Il finale affidato a Eternal Autumn chiude il cerchio con la chitarra che suona come un banjo, sei minuti di fitti arpeggi risuonano in maniera poetica dando spazio al momento più intenso del disco.
Lonely Hymns and Pillars of Emptiness è la prova di come le esperienze personali costruiscono la vita che viviamo così come la musica può essere frutto del modo in cui viviamo e condividiamo quelle esperienze. Senza mai dimenticare il folk rurale, Iztok Koren guarda al passato con rispetto per riproporre le tradizioni musicali in una chiave moderna e fresca.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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