Le dimensioni multiple di J-Shadow
A quasi un anno dalla sua prima uscita per Beat Machine Records (The Astral Series), J-Shadow torna sull’etichetta italiana con un nuovo lavoro intitolato Hyperfold.
Il produttore londinese indaga attraverso un mix di Uk Bass, Jungle e Idm il campo dell’astrofisica, nello specifico gli studi di Carl Sagan, sviluppando l’idea che ci muoviamo lungo dimensioni multiple, che si incontrano, piegano e avviluppano tra di loro, senza esserne in grado di percepirle pienamente.
Nel viaggio personale di J-Shadow c’è spazio per battiti irregolari, bassi dirompenti, frammenti ruvidi e archi spaziali, un’ampia tavolozza sonora nella quale convivono l’eleganza del sound design con i ritmi mutevoli alla Mumdanc.
Una visione futurista della musica a partire dalla prima traccia, And Our Lives Were Just A Holograph, un sogno lucido, impregnato di bleeps ed echi che emergono dai pads ritmatiper un effetto disorientante tra fredda oscurità e vortici ritmici.
Segue Death of the Multiverse, un intro ambient apre la strada alle battute spigolose ricche di accenti che danno alla traccia un’improvvisa accelerazione. Una formula fatta di loop martellanti e costanti modulazioni ne fanno una delle tracce più energiche e profonde di Hyperfold.
Uk Garage ed elettronica si fondono in un tessuto connettivo chiamato Ion Drive. La quinta traccia è un’esperienza illuminante data da una musica aliena: forme complicate di footwork abbracciano i suoni sintetici e scoppiettanti dando vita ad un’avvincente e sbalorditiva miscela.
La stessa traccia si avventura tra heavy-dub e ritmi jungle grazie al remix di Gremlinz che stravolge totalmente il brano avvolgendo l’ascoltatore con un muro di suono potente ed energico.
In un’epoca in cui vivere i club è ancora un mero ricordo, J-Shadow elabora una nuova visione della musica elettronicabasata su dimensioni multiple: comprendere la realtà che ci circonda per intuire i possibili scenari futuri al fine di rendere giuste le decisioni del presente.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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