I paesaggi sintetici di Jackson Hill
Jackson Hill è un compositore americano di musica sinfonica, noto per la sua collaborazione con i Son Lux.
L’Ep Rabbit Feather, in uscita il 18 marzo 2022, è la sua prima uscita come produttore e compositore, una miscela di trame ambient, drumprogramming ed essenziali linee di basso.
Le cinque strumentali sfoggiano un’ampia gamma di influenze, tra cui hip-hop ed elettronica, jazz sperimentale, avant-pop e musica ambient, un calderone di suoni che appaiono allo stesso tempo naturali e artificiali, terreni ed extraterrestri, iperreali e finti.
Rabbit Feather è caratterizzato da differenti paesaggi sintetici dagli sfondi ariosi e colorati, dipinti partendo dalle linee di basso campionate e manipolate.
L’Ep si apre con le note scintillanti di Cloud Club, la traccia di apertura è formata da una bassline corposa e un beat vivace che fa respirare la produzione. Hill riesce ad unire i suoni caldi dell’hip hop con le atmosfere rarefatte dell’elettronica. Semplici pattern ritmici risaltano la vasta gamma di colori dei sintetizzatori regalando all’ascoltatore una distensione fisica e spirituale.
La title track è un viaggio ultraterreno, suoni delicati scanditi dai synth modulari incontrano l’eleganza degli archi per un brano mutevole in grado di mischiare avant-jazz e downtempo. Percussioni minimali segnano il lento scorrere del brano con Hill che traccia un percorso tra i linguaggi sonori di Laraaji, Brian Eno e David Byrne.
A seguire con A Brief History Hill modula strati di basso ed archi trasformandoli in un tappeto stratificato dai toni lunghi e minacciosi. I suoni liquidi intervallati dalle note gravi degli archi si mischiano per comporre un mondo sonoro alterato.
Rabbit Feather è un Ep avvincente e sorprendentemente piacevole, un viaggio omogeneo attraverso la personale interpretazione dell’elettronica di Jackson Hill che ad ogni tappa è influenzata da generi diversi dando modo all’ascoltatore di assaporare cinque brani unici.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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