Jan Willem Troost & Henry Vega presentano Ninevolt, future forme di vita per una neo musica classica
Pubblicato l’8 novembre 2019 per Arteksound, Ninevolt è figlio della collaborazione tra Jan Willem Troost e Henry Vega, sei tracce impregnate delle personali devozioni dei due musicisti, il violoncello di Troost e la composizione elettronica di Vega.
Il viaggio verso l’ignoto e verso una nuova musica classica viene intrapreso in apertura con The Asexual Kingdoms in cui i due artisti, accompagnati dai contributi vocali di Els Mondelears e Stephanie Pan, si muovono su trame elettroniche attentamente organizzate con passaggi incessanti di violino. Una visione leggermente più giocosa viene invece offerta da Nine Volt Motion, con suoni elettronici computazionali e le emulazioni di sirene che si uniscono alle corde pizzicate che fanno ad apripista al successivo Speculative Renaissance 1: Simple Beast, che regala una vivace interazione di toni sintetici cristallini e un violino drammatico ed espressivo.
Con passaggi graduali, aumenta anche la gradazione di dramma con Speculative Renaissance 2: The Violence Of Looks, combinata con quello che può essere descritto come scoppiettante Electronica con una chiara radice di Clicks’n’Cuts. Il crackle digitale che si amalgama a echi di una musica da camera la fa da padrone in On Slowness, mentre Victoria Viktoria, tratto dall’opera Secretly, introduce finalmente una variazione più oscura e meditata dell’opera dei duetti, che conduce l’ascoltatore, come in una pièce teatrale, ad un interessante narrazione sonora con una creazione di spartiti che rende entusiasti gli appassionati della neo musica classica.
Ninevolt è un lavoro che può essere descritto come un amalgama di gingilli vintage e future forme di vita; una fusione ebbra che plasma e da linfa vitale a nuove tendenze nella musica e nell’arte.
Nata ad Aversa, da qualche anno a Bologna; belli portici, il melting pot culturale, i tortellini, i concerti, ma l’umidità resta un problema serio. Osservo il mondo immaginandovi una colonna sonora e se c’è del romanticismo alla Serendipity, questa sarà sicuramente Mind Games. La prima cosa che mi interessa dei concerti sono le luci, le luci e la gente. Sogno che un giorno si ritenga importante una rubrica del tipo “La gente che va ai concerti”. Alle feste mi approprio con prepotenza, del ruolo di dj, e adoro quando arriva il momento dei Bee Gees. Faccio classifiche per ogni aspetto dello scibile umano, playlist per ogni momento topico della vita. Canzone d’amore più bella di sempre Something (ma penso di essermi innamorata con Postcards from Italy), per piangere Babe I’m gonna leave you, colazione con Mac de Marco, quando fuori è freddo i Fleet Foxes, ma se c’è divano e film, è subito Billy Joel. Riflessioni esistenziali con Bob Dylan e Coltrane, mi incanto col manuche, shampoo con Beyoncè, terno al lotto con i Beach Boys, libiiiidine con Marvin Gaye. Stupore e meraviglia con The Rain Song, Nina Simone se necessito di autostima, forza e coraggio, sogno infinito con Sidney Bechet.
Potrei continuare, ma non mi sembra il caso. Si accettano suggerimenti e elargiscono consigli.
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