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Galaxy Heart: il disco più coraggioso di Jessica Moss

Inizialmente nota soprattutto per il suo ruolo fondamentale nei Thee Silver Mt. Zion, negli ultimi anni la violinista Jessica Moss ha attirato su di sé le lodi della critica anche per la sua carriera solista, in cui oltre ad esplorare maggiormente la componente da camera già presente nella formazione canadese, ha più volte toccato l’ambient e l’elettroacustica.

Il suo quinto album, Galaxy Heart, in uscita il 7 ottobre 2022 per Constellation Records, è per certi verso gemello del precedente Phosphenes (2021), essendo stati entrambi concepiti durante la pandemia. Rispetto al disco precedente, sin dal primo ascolto si avverte come Jessica Moss abbia deciso di mettere leggermente da parte le ariose aperture post-classiche per concentrarsi su territori più distorti e ruvidi.

A questo proposito sono esemplari i primi due pezzi del disco: Resistance Creature è un’ode alle dissonanze, Uncanny Being (Violin Study #2), che vanta la partecipazione di Jim White (Dirty Three) e Thierry Amar (Godspeed You! Black Emperor), esplora i territori del post-rock nel senso più lato possibile, dando la possibilità alla Moss di inventare trame inattese mentre White e Amar disegnano una base ritmica sbilenca e distorta.

Droni ed echi post-industrial catapultano This Continuous Spectrum in un mondo oscuro, inquietato ulteriormente dal secondo brano con la coppia White/Amar, Is There Room For All Of It, in cui la Moss, questa volta alla voce e all’organo, si lascia andare ad una litania notturna. La title-track, fra droni pulsanti e una vocalità luciferina, ricorda sia il folklore di Lingua Ignota che i brani più indiavolati di Anna von Hausswolff.

Nella seconda parte del disco il violino è ancor più protagonista, come dimostra il gioco di variazioni di Light Falls On Every Door o la cosmicità da camera di Enduring Oceans.

Manca un po’ di quella compattezza che aveva dimostrato con Entaglement (2018), probabilmente il suo lavoro migliore, ma Galaxy Heart è sicuramente l’album più coraggioso di Jessica Moss: non può che essere un complimento, considerata la natura eclettica della sua discografia.



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