Le scintille luminose di Jessica Moss
Con un curriculum di tutto rispetto che la colloca come una delle figure centrali della scena musicale underground di Montreal, la violinista Jessica Moss giunge con Phosphenes al terzo album pubblicato per Constellation.
L’ex componente dei Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra dà alle stampe il suo lavoro più accessibile, ricercato, triste e inesorabile che abbia mai realizzato finora. Phosphenes deve il nome al «fenomeno visivo caratterizzato dalla percezione di puntini luminosi (o scintille) in assenza di luce», sei composizioni post-classiche dal carattere drammatico si muovono al buio seguendo piccoli bagliori di luce.
Contemplation, divisa in tre movimenti occupa la prima parte del disco: il violino acustico guida la prima parte ispessendo e ampliando il suono utilizzando il pitch-shift, un tappeto armonico dal carattere drammatico e malinconico costruito da quattro singole note. Nella terza parte la materia sonora nella sua forma più naturale esprime bellezza e malinconia in un requiem tra stupefacente catarsi e serenità estatica.
I sussurri del violino si trasformano in una pomposa architettura gotica in Let Down. Tra corde pizzicate, dissonanze e inquietanti invocazioni vocali, la Moss crea un vortice ricco di slanci emotivi, con l’uso di un cluster innalza un muro di suono profondamente espressivo.
In chiusura Memorizing & Forgetting mostra il lato più tenero della musicista: una sorta di ninna nanna struggente in cui la Moss suona pianoforte, violino e chitarra, affiancata dal suo partner Julius Levy in un brillante duetto vocale ambient che ti cattura e non ti lascia andare via.
Phosphenes è l’opera post-classica più imponente e ambiziosa realizzata finora da Jessica Moss. Tra sussurri e imponenti strutture sonore, i sei paesaggi del disco mostrano la luce in fondo al tunnel, la reazione della violinista ad un periodo ostico che ha colpito tutti. Phosphenes brilla di nuova luce!
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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