Joachim Spieth, tra uomo e natura
Il 28 ottobre il produttore tedesco Joachim Spieth pubblicherà il suo quarto album su Affin: Terrain, seguito di Ousia (2021), riflette sul rapporto umano con la natura attraverso otto tracce di ambient estremamente fragili e meditative che si trasformano in una via di fuga dalla quotidianità.
Realizzato in profonda solitudine, Terrain deve il titolo a un linguaggio musicale che sovrappone le pratiche di produzione di Spieth e l’intimità con la natura, ogni singolo brano risente del suo stato d’animo malinconico e inquieto.
Terrain è un viaggio diviso in otto movimenti, «un gioco di bagliori euforici e introspezione» come afferma Spieth a partire dalla prima traccia, Terrain 1, un flusso malinconico dai pad morbidi che scandiscono il ritmo lento e inesorabile del brano. Trame emozionali che riprendono gli stati d’animo del nostro oscillando tra calore organico e suoni liquidi come nel caso di Terrain 2. Un approfondito studio timbrico combinato a basse frequenze dai toni placidi trasformano le tracce in movimenti zen, vedi Terrain 3, che danno all’ascoltatore un senso di calma e una consapevolezza interiore. Si crea così uno stato contemplativo dato dai flussi vibranti, che si gonfiano e si sgonfiano continuamente, evocando una forma di immaginario spaziale. È il caso di Terrain 4, un’autentica riflessione ottenuta attraverso suoni fragili e intimi che mettono in luce la sensibilità emotiva del compositore tedesco.
Terrain 6 si differenzia dalle tracce precedenti per un alone cupo: la sesta traccia è pervasa da inquietudine e tensione con una serie di stratificazioni per ottenere una trama quasi statica movimentata da impercepibili increspature elettroniche che aprono spiragli di luce tra la coltre di droni atmosferici.
A differenza dei suoi predecessori, Terrain è un lavoro intimo e delicato, che scava affondo nell’animo di Spieth trasformando il rapporto tra uomo e natura in un’opera dalla profonda bellezza concettuale ed emotiva.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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