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Ritual: nuove sfaccettature nel sound di Jon Hopkins

Non è più una sorpresa la distanza fra Jon Hopkins e quel dancefloor ibrido fra microhouse, tech house e IDM a cui siamo stati abituati per buona parte della sua produzione. Music for Psychedelic Therapy (2022) ha rivoluzionato il suo sound, spingendo su quella passione per l’ambient/new age che precedentemente risultava sempre sotterranea, senza mai fuoriuscire definitivamente.

In due anni c’è stato tempo per metabolizzare questo cambiamento, sia lato ascoltatore che, soprattutto, lato Hopkins. Dunque, non sarà una sorpresa nemmeno approcciarsi al nuovo Ritual, in uscita il 30 agosto 2024 per Domino, già consci che l’album proseguirà questa strada. Un’unica lunga traccia divisa in otto movimenti, ricca di collaborazioni, che presenta sin da un primo e rapido ascolto una sostanziale novità rispetto a Music for Psychedelic Therapy: la tensione qui non è volta verso la meditazione, ma segue un percorso diverso. Ancora ambient, meno new age, dosi massicce di psichedelia, incursioni nel minimalismo ed echi di scuola berlinese.

Per essere una sorta di sequel, Ritual è un disco estremamente eclettico e stratificato rispetto al suo disco “fratello”. Le voci di Ishq e Vylana, nelle prime tre parti di questo viaggio, arricchiscono un caleidoscopio sonoro che rispecchia quanto appena descritto: la ricerca melodica resta spesso in primo piano, i bassi pulsano senza mai esagerare, la musica segue un flusso sonoro unico e indistinto.

Inevitabilmente non mancano i momenti in cui la classe di Hopkins prende il sopravvento e disegna traiettorie che spiccano sul resto del lotto: è il caso della centrale Evocation, a metà fra space ambient e tensioni dark, ma anche la doppietta conclusiva Dissolution / Nothing Is Lost, che regala al disco un finale di oltre dieci minuti in cui si esprime il massimo grado di composizione dell’album.

Nella nuova fase della produzione di Jon Hopkins, chi non ha apprezzato Music for Psychedelic Therapy potrebbe invece valutare positivamente il nuovo Ritual. Forse ugualmente cervellotico, ha però il merito di apparire più coraggioso e coinvolgente, riuscendo a nascondere, parte dopo parte, influenze nascoste e sotterranee fuse in un unico crescendo sonoro.



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