Jonas Albrecht: guarire dall’esaurimento fisico suonando la batteria
È possibile guarire da un esaurimento fisico suonando la batteria? Schrei Mich Nicht So An Ich Bin In Trance Baby ha aiutato Jonas Albrecht a riconnettersi con sé stesso.
Il primo album del musicista svizzero è un concentrato di energia sempre crescente: i ritmi dei tamburi diventano l’estensione dei nostri sensi, il sudore è la corrente della nostra vulnerabilità.
Jonas Albrecht ha scoperto nella fatica fisica e nel suonare la batteria la fonte della sua guarigione interiore.
Attraverso il movimento del corpo Schrei Mich Nicht So An Ich Bin In Trance Baby dona sollievo e con il suono della batteria che manda in trance, i cuori vibrano all’unisono.
Pubblicato il 26 gennaio 2024 attraverso Irascible Records, l’album è composto da quattro tracce che parlano di amore, di speranza e di dolore mediante i ritmi della batteria che Albrecth riesce a creare, rivelandosi per l’artista una pratica di auto-benessere e il suo personale rifugio.
Schrei Mich Nicht So An Ich Bin In Trance Baby si apre con LIECHT, un tuffo nell’amore, nell’umiltà, nel processo del dolore messo in scena con l’uso di suoni estatici, avvolgenti, che si sviluppano a partire da un muro di droni di matrice post industriale fino a prendere la forma di un incessante ritmo tribale. Mentre Jonas colpisce in maniera liberatoria tom e rullante, sullo sfondo i synth creano una trama catartica che con la ripetitività della batteria manda l’ascoltatore in estasi.
Durante i tredici minuti di LUST Albrecht porta in primo piano i sintetizzatori e la voce effettata creando un intro denso, la batteria crea un pattern avvolgente, un’estasi allucinata di percussioni dall’inesorabile incedere. Nella parte centrale il nostro lascia all’ascoltatore il tempo di rifiatare prima di lasciare spazio ad un’incessante cavalcata, un’ode alla trance, al rave, all’estasi collettiva.
Nonostante il ritmo veloce e i pattern ipnotici, Schrei Mich Nicht So An Ich Bin In Trance Baby è un lavoro giocoso, un’esperienza spirituale che soddisfa anima e corpo.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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