Jonathan Bockelmann parla attraverso la chitarra
Parallelamente alla sua carriera da producer nei Glaskin, duo formato insieme al fratello Ferdinand, Jonathan Bockelmann ha esordito come solista con l’album Childish Mind, con il quale il chitarrista e compositore tedesco cattura diversi stati d’animo ispirati dalla natura.
Attraverso la musica l’artista esprime la sua voce interiore e lo fa lasciando parlare la chitarra acustica che va a disegnare intricate melodie e suoni evocativi.
L’album è incentrato sulle atmosfere fluttuanti e leggere create dalla sei corde, un perfetto equilibrio tra tecniche virtuosistiche e belle melodie che irradia di calma e felicità la giornata come un buon caffè preparato al mattino.
Whitepoint apre l’album in maniera rilassata: una chitarra ricca di lirismo spennella con semplici melodie una trama dall’architettura complessa. Le note s’intrecciano attraverso sapienti e vellutati arrangiamenti che danno al brano un carattere meditativo.
A seguire da Impulse in poi le tracce sono caratterizzate da un crescendo ritmico che va a scandire l’evoluzione strumentale dei brani. La seconda strumentale nasce da una semplice melodia diramandosi in arrangiamenti ricchi di intuizioni che rendono la narrazione cinematica dalla delicata poetica.
Come un cantautore seleziona meticolosamente le parole da usare, così Bockelmann sceglie gli accordi con cura per approfondire le atmosfere che vuol creare in ogni singolo brano. Ad esempio Lihan è un gioco di vuoti e di pieni, di groove e momenti lenti, in modo da ottenere attraverso i contrasti un’atmosfera vivace e gioiosa.
La title track influenzata dal flamenco scorre veloce con le sue intense progressioni armoniche, un continuo stop’n’go che rendono il brano effervescente.
Buona la prima per Jonathan Bockelmann! Childish Mind è un lavoro ben pensato nel quale potrai sentire le influenze di Ryūichi Sakamoto, J.S. Bach e Leo Brouwer che hanno spinto il musicista tedesco nella realizzazione di un’opera complessa e dalla forte risonanza emotiva.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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