I fragorosi silenzi spezzati di Begatellen
E’ ispirato ad un lavoro del visual artist Jeroen Diepenmaat l’ultimo disco del criptico Jos Smolders, l’ingegnere sperimentale della musica elettronica attivo sin dalla metà degli anni Ottanta. Il disco s’intitola Begatellen (Esc.rec, 2021) e sarà disponibile in formato digitale a partire dal 16 febbraio.
Quella di Smolders, come raccontato da lui stesso, è stata una vera e propria folgorazione originata dalla visione delle immagini in bianco e nero realizzate con la tecnica del collage, xerografate e racchiuse all’interno dell’opuscolo “co//age co//py”, opera del connazionale Diepenmaat. La visione di queste immagini influenza la nascita di Begatellen che altro non è se non il tentativo di dare una ambientazione musicale a ciascuna di esse.
Le tracce, in totale nove e tutte senza titolo, sono realizzate quasi esclusivamente con l’ausilio di strumentazioni elettroniche e sono il frutto di un’attenta ricerca (a tratti eccessiva) del dettaglio da parte di Smolders. Il copione del disco è più o meno identico dalla prima all’ultima traccia con fragorosi e inquietanti silenzi che vengono di tanto in tanto interrotti da campionamenti di frasi smozzicate, da suoni stridenti o da progressioni realizzate con synth modulari , quasi a voler riprodurre l’ alternanza propria dei collages di Diepenmaat tra il vuoto dell’impaginazione e l’immagine vera e propria.
Se tuttavia la prima parte del disco è più ricca di attributi (si registrano anche le incursioni di sassofono ad opera di Guido Nijs) la seconda parte è decisamente più scarna e minimalista e le composizioni diventano un insieme di suoni/rumori.
Proprio per via di queste caratteristiche, il disco è un mix di sound art e musica sperimentale/rumorista.
Tuttavia pur riconoscendo una buona dose di inventiva al suo ideatore, Begatellen rischia di rimanere inceppato in questo suo schema così essenziale e a tratti ripetitivo, tanto da rendere ostica la sua fruizione all’ ascoltatore.
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