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Welcome to Hell: il mondo dello skate riletto dal jazz

Nel 1986 il mondo dello skateboard è rivoluzionato dalla pubblicazione del video Welcome to Hell, grazie al quale l’azienda Toy Machine rimodula e riformula estetica e idee di quello che per una buona fetta di ragazzi degli eighties stava diventando un vero e proprio stile di vita.

Fra questi, un giovanissimo Joseph Shabason consuma la sua VHS e resta ammaliato non solo dal contenuto visivo ma anche dalla colonna sonora, composta da brani di Black Sabbath, Sonic Youth e Misfits, tra i vari.

Riportando la mente ai ricordi d’adolescenza, oggi che è un affermato musicista jazz, ha deciso di prendere quel materiale e stravolgerlo, senza però eliminare l’energia sprigionata dalla colonna sonora originale. Welcome to Hell, in uscita il 20 ottobre 2023 per Western Vinyl/Telephone Explosion Records, assolve quindi una doppia funzione: da una parte scavare nel passato di Shabason e di migliaia di appassionati di skateboard, dall’altra omaggiare e innovare un pezzo di storia di questa disciplina.

Non è un caso, infatti, che quasi tutti i pezzi del disco siano titolati con il nome di famosi skater proprio come nel video originale, richiamandone struttura e contenuti, mentre musicalmente prende forma quell’ibrido fra nu/chamber jazz al quale Shabason ci ha ampiamente abituato nei dischi precedenti. In apertura, l’Intro-Mike Maldonado è una composizione sbilenca che ben amalgama le tante componenti in gioco: synth fluidi, percussioni costanti, riff semi-psichedelici e melodie trascinanti.

Nonostante la vasta presenza di musicisti, Shabason è per l’occasione un vero e proprio deus ex machina e maneggia praticamente di tutto, dal sax ai flauti, passando per l’elettrofono EWI e le tastiere. Ed è proprio il sax a prendersi la scena in Brian Anderson-Satva Leung, sostituendosi ai Pink Floyd presenti nella colonna sonora originale.

Impossibile non citare Ed Templeton, fondatore proprio della Toy Machine, e che nel brano a lui dedicato viene tratteggiato con ritmi tesi e un’atmosfera rarefatta e stratificata, ricca di tensioni sotterranee. L’incontro fra lo stesso Shabason e Jamie Thomas prende forma nel quinto pezzo, che fra percussioni serrate, tocchi di vibrafono e melodie leggere dà vita ad un’interessante climax finale d’alto impatto.

C’è ancora spazio per due momenti particolarmente riusciti: prima, il breve funky stralunato di Elissa Steamer, poi la tite-track conclusiva, una struggente ballata ambient arricchita da armonie vocali che ben si sposano con la compilation di cadute ed errori con cui si chiude il video dell’86.

Perfetto nel concept ma con qualche ingenuità nella resa sonora, Welcome to Hell è prima di tutto un tuffo nel passato per Joseph Shabason, che riesce a dare giustizia ai suoi ricordi e ad omaggiare il mondo dello skate. La sua proposta nu jazz non sembra però discostarsi troppo da quanto avevamo ascoltato nei dischi precedenti e il rammarico c’è proprio perché l’impressione finale è che si poteva osare di più. Fortunatamente, ciò non cancella quanto di buono si sente in un lavoro che mostra ancora una volta le doti del musicista canadese e il risultato è complessivamente positivo.



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