Un mix di neo psichedelia e folk mediterraneo, new wave e poliritmi africani per Juju
Gioele Valenti (Herself, Lay Llamas) distribuisce Maps & Territory, il nuovo album di Juju, il 31 maggio tramite Fuzz Club Records. Il seguito di Our Mother Was A Plant del 2017 riafferma e allo stesso tempo trascende la formula unica di Juju.
Un mix di neo psichedelia e folk mediterraneo, new wave e poliritmi africani: il sound di Juju è ora decostruito, riassemblato e ampliato, fino al confine con i territorio del jazz anche grazie al contributo del compositore d’avanguardia Amy Denio.
Come un granchio che si inerpica costantemente dalla profondità dell’abisso fino al luccichio della luna, Valenti è emerso lentamente e con insistenza dalla semioscurità della scena lo-fi italiana, influenzato dal folk sperimentale, sotto i riflettori della psichedelia contemporanea. A partire dal 2000 con il suo progetto Herself, ha pubblicato sette album, prima con l’aiuto dei Verdena, poi di Amaury Cambuzat di Ulan Bator e Faust.
L’album di debutto di Juju ha tratto ispirazione dalla magia della terra e dal neopaganesimo mediterraneo come pretesto per raccontare la storia dell’attuale esodo africano. Il seguito è stato un tributo lisergico e panteistico per la discendenza metaforica dell’uomo alle piante: una chiara allusione alla comune fonte dell’umanità e all’uguaglianza di tutti gli uomini, riflessa nella foto di copertina simbolica della banda nera dei motociclisti .
Il nuovo album, uscito in un’epoca della Trump’s America, Brexit Britain, dell’Italia disobbediente, delll’Ungheria murata e del francese Gilets Jaunes riflette sulla realtà in continua espansione e contrazione del territorio, contro la sua rappresentazione fisica e ideologica sulla mappa.
La traccia d’apertura Master and Servants è una jam compilata tra una tribù Tuareg e un ensemble di influenze kraut rock, con il risultato di essere un pezzo cordiale con un morso che attraversa senza sforzo il genere psichedelico mondiale e influenze rock classiche. È una traccia che si evolve man mano che progredisce, offrendo più colpi di scena di un sidewinder.
Il primo singolo I’m In Trance è un’entità formicolante a causa di un canto energico che affascina dal primo battito, mantenendo una presa salda. Altri punti salienti includono God Is A Rover con il suo ritmo da battitura dei piedi e Archontes Take Control che offre il jazz etopico, frantumato insieme a bit di elettronica.
Maps & Territory non delude e conferma il talento e le capacità di Valenti portandolo un passo avanti verso le sonorità internazionali e aggiungendo un tassello in più alla sua già illustre carriera.
Mi chiamo Elena, sono una studentessa dell’Università di Bologna da sempre appassionata di musica. Da quando mi sono trasferita ho iniziato a frequentare il Covo Club diventando quasi un membro onorario e ciò mi ha dato la possibilità di conoscere nuove band e approfondire il mio interesse verso quelle che ascolto da sempre. Principalmente interessata di indie/britpop, shoegaze/dreampop e cresciuta con gli Arctic Monkeys sono stata a numerosi concerti, dai “big names” come Kasabian, Libertines, Black Keys, Paolo Nutini, Florence + The Machine, The Wombats, Biffy Clyro, Pixies, Queens Of The Stone Age, passando per gli italiani Verdena, Giorgio Poi, Colombre, Dunk, Baustelle fino ai festival locali come “Beaches Brew” e “Handmade”.
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