Julinko: l’essenziale è visibile agli occhi
Dopo l’uscita dell’album Nèktar, rilasciato nel 2019 per Toten Schwan Records, Julinko, all’anagrafe Giulia Parin Zecchin, pubblica un nuovo Ep che segna il ritorno in solo della musicista veneta.
In uscita il 29 gennaio in digitale, CD e cassetta per Dio Drone, Ghost City Collective e Dischi Devastanti Sulla Faccia, No Destroyer è il frutto di un ritorno alla neo-normalità, un flusso di coscienza che si distacca dalle sonorità doom del precedente lavoro discografico.
Dalle illusioni e i sogni di Nèktar alle incertezze e alle paure di una quotidianità messa in stad-bye, le sei tracce di No Destroyer sono il riflesso di ciò che stiamo vivendo: atmosfere ansiogene ed eteree con la voce di Giulia accompagnata dalla chitarra per un ritorno ad uno stile essenziale.
No Destroyer, il brano che ha anticipato l’uscita dell’Ep, avvolge l’ascoltatore delicatamente tra sonorità malinconiche e spettrali che danno un senso di smarrimento, un brano dilatato guidato dalla voce cupa di Julinko carica di riverbero. Oh Maiden è un mantra ansiogeno, un incubo spasmodico incentrato sulla voce di Julinko. La terza traccia dell’Ep ci catapulta in un’atmosfera rarefatta disegnata dalla voce che in questo caso, stratificata, viene utilizzata come uno strumento vero e proprio, lamenti di fondo e una chitarra sghemba ci accompagnano in questo viaggio allucinogeno.
La breve Vergiessmeinicht è sicuramente l’episodio più luminoso tra i sei: la voce di Giulia diventa angelica mentre sullo sfondo dei leggeri droni materici accompagnano il tutto in maniera leggera e soave. In chiusura The Ribbon ci lascia con uno spiraglio di speranza, delle sei la canzone più “classica” nella quale la chitarra non è funzione della voce o viceversa, ma i due elementi si completano intrecciandosi meravigliosamente.
No Destroyer è un lavoro che si colloca a metà strada tra Anna von Hausswolff e Lingua Ignota con Julinko che dimostra di trovarsi a proprio agio anche in una dimensione più intima ed essenziale.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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