Il mondo digitale di Jung Deejay
Java Scripts è il nuovo lavoro di Randy Riback. Il newyorkese, già conosciuto con il moniker di Jung Hardware, firma questa nuova pubblicazione con lo pseudonimo di Jung Deejay. Il titolo del disco è un chiaro omaggio al linguaggio di programmazione per computer e al fascino per quel mondo sviluppato negli anni ’90 attorno agli internet caffè.
La cassetta, pubblicata il 7 settembre 2020 da Artetetra, vede il lato A occupato da quattro composizioni originali basate sull’esplorazione di pattern ritmici e del mondo digitale usufruendo di un campionario di suoni datati presi da vecchi sampler dimenticati. Ne vengono fuori quattro tracce ipnotiche e ossessive basate sulla casualità, proposte con quel fare ironico e scherzoso che contraddistingue l’americano.
Il lato B, invece, è occupato dalle versioni remix delle tracce che portano le firme di Brian Abelson, Gap, Piezo e Rainbow Island.
Spirit’s Moon, la prima delle quattro, fa dialogare la parte ritmica con i synth: un’architettura di percussioni dal sapore caraibico s’incontra con echi di synth dall’animo spettrale. Il risultato ha il sapore di un gioco di specchi. Con Seagull’s Dance viene messa in risalto la componente giocosa della musica di Riback. Ancora una volta le percussioni sono le vere protagoniste della traccia con i campioni vocali che vengono utilizzati per dare colore alla composizione.
Sicuramente più complesso l’ossessivo pattern ritmico di Teeley’s Dream che gioca a mascherarsi da xilofono. Il lato A si conclude con Lyon’s Roast, la migliore delle quattro. L’ultima traccia sa di compiuto, diversamente dalle precedenti che danno la sensazione di trovarci ad ascoltare una bozza. L’uso delle tastiere ne conferisce quella parte melodica che nelle prime tre è venuta a mancare e che rende godibile l’ascolto senza risultare noioso.
Discorso a parte per i quattro remix che riescono a dare una sferzata di freschezza e vivacità alle produzioni di Jung Deejay. Sicuramente tra il lato A e quello B, il secondo viene promosso a pieni voti con dei remix che rispecchiano la personalità dei propri autori e che in alcuni momenti rendono le tracce ballabili e movimentate.
Java Scripts è un lavoro che non convince a pieno, spesso le produzioni tendono ad annoiare a causa della loro ripetitività, manca quella componente calda e umana che poteva dare quel quid in più alle produzioni troppo ancorate a quel mondo digitale anni Novanta.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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