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K-Conjog sbriciola l’immaginazione rendendola musica con Magic Spooky Ears

Ho sempre cercato una musica da ritenere perfetta per scrivere, una melodia con cui le mie dita potessero battere a tempo sulla tastiera, componendo frasi su frasi di parole su parole. Ho sempre cercato un’armonia giusta, con cui le parole andassero a braccetto, mentre le lettere e la punteggiatura, una dietro l’altra, mi scorrevano innanzi agli occhi prima di finire sul foglio bianco.

Ho raggiunto la sensazione di perfezione per la prima volta ascoltando un brano di K-Conjog: Querty.

Questa non è una recensione, questa è un’analisi. Non verso un disco nello specifico, ma verso un musicista, un artista, capace di dare forma all’immaginazione rendendola musica. Una musica in grado di penetrare la carne e raggiungere il sistema nervoso per risvegliare l’ispirazione perduta, i ricordi sbiaditi, le sensazioni dimenticate. Una musica evocativa e per questo, a prescindere da tutto, già degna di nota.

Dopo due dischi – nell’ordine Set Your Spirit Freak! e Dasein -, a distanza di quattro anni dall’ultimo lavoro, K-Conjog torna sul mercato musicale con una nuova prova: Magic Spooky Ears.

Dieci brani per circa cinquanta minuti di ascolto che mostrano un nuovo volto dell’artista, un’intenzione diversa, rinnovata, seppur da qualche parte ancorata al passato, ad un feticcio familiare.

Fin dalle prime note Magic Spooky Ears si presenta come un prodotto inedito per le orecchie abituate dell’ascoltatore affezionato di K-Conjog. Già nei tempi dei singoli brani, decisamente più brevi, rispetto al passato, si notano le differenze con i lavori precedenti. Differenze non da poco che muovono, anche se non in modo definitivo e assoluto, il genere musicale interpretato da Fabrizio Somma (nome all’anagrafe di K-Conjog).

Se con i primi album, il producer italiano, si era ispirato enormemente all’ambient, all’IDM, fino a sfiorare le punte del post-rock, con Magic Spooky Ears K-Conjog lascia molto più spazio alla Dance e all’Elettronica pura, pur senza abbandonare il proprio, storico, percorso.

Così, in una miscela di vecchio e nuovo, tra tradizione e volontà di superarsi, prendono forma tracce come Love Walks on Unexpected Ways, dove ritmi sconquassanti e tribali si mescolano a melodie provenienti da luoghi inarrivabili; oppure Same old grace, dalle spaziali linee nostalgiche che hanno origine dalla matrice Neofolk e dalle dinamiche ElettroPop; oppure Replica, dai pad e i loop caricati in maniera insolita; o ancora Old Enough to look young, dove il mix di Synth crea atmosfere inquietanti in ritmi in levare.

Dire che in Magic Spooky Ears c’è più maturità sarebbe come disprezzare lo storico di K-Conjog. Non si tratta di maggiore o minore maturità, si tratta di capacità di rinnovarsi e di adattarsi ai tempi, di saper attendere con calma e pazienza, per poter evitare errori, rimanendo concentrati al massimo, fino a quando non si è certi di essersi incanalati sulla giusta via.

L’approccio è sicuramente più aggressivo rispetto al passato, da un certo punto di vista meno melodioso, eppure l’anima della musica di K-Conjog si riconosce ad ogni nota, ad ogni brano. Siamo di fronte ad un lavoro nuovo, totalmente in linea con i tempi, che risente dell’influenza di Machweo, strizzando un occhio ai Radiohead e un altro ai primi Daft Punk, e che mescola insieme tutte queste ispirazioni dando forma ad un prodotto noto, ma sempre unico nel suo genere ad ogni nuovo ascolto.

Si sente il desiderio di sperimentare, di muoversi fuori dalla propria zona di comfort. L’uso della voce, il cantato, sia modulato, sia naturale, di Fabrizio è un azzardo che fa stridere leggermente i denti, ma che in linea generale si adatta bene all’ascolto. Così su Same old grace e su Monotone. La resa del vivo è pazzesca – testata sulla mia pelle allo Scugnizzo Liberato -. Un’esplosione di suoni, di bassi e vibrati che colpiscono il ventre basso, costringendo l’intero corpo a muoversi anche nei momenti più rilassati. Un’esplosione di melodie inserite sapientemente tra le intercapedini della cassa, dei rullanti e del basso, che inviano messaggi ricchi di poesia diretti alle sinapsi. Un’esplosione di dinamiche costruite in modo da dare coerenza ad un disco che va ascoltato per intero, brano dopo brano.

Questo è Magic Spooky Ears, questo è K-Conjog: un viaggio attraverso un sistema di note luminose come le stelle, dove ad ogni tappa, c’è sempre un pezzo da lasciare, e qualcosa da prendere e da portare con sé.




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