Il sofisticato linguaggio di Karu
Dietro il progetto collaborativo Karu (parola Swahili che indica disordine/chaos) c’è lo zampino del polistrumentista Alberto Brutti. Cultura tribale, elettronica, nu jazz, world music sono racchiusi nell’album di debutto Kuru, pubblicato il primo ottobre 2020 da Beat Machine Records. Sei tracce più un remix prendono forma attraverso la fusione dei vari generi tanto cari a Brutti, riproponendoli attraverso un linguaggio sofisticato ed elegante: elementi dell’oldschool trip-hop e nu-jazz diPortishead e J Dilla, quali samples, sintetizzatori e drum machine, sono le caratteristiche di un lavoro sofisticato e interessante.
Munito di sax, batteria, contrabbasso e sintetizzatoriKaru dà vita ad un album complesso, un suono avvolgente ed ipnotico scandito dal robusto suono del contrabbasso (Selva). Quello che emerge al primo ascolto è un sound fortemente internazionale plasmato con eleganza, in grado di far dialogare l’elettronica con il jazz. I suoni liquidi incontrano la componente tribale in Zaliwa che vede Daykoda affiancare Alberto Brutti in quella che è una traccia dal groove ammaliante e suadente in cui l’hip hop incontra il jazz.
Non mancano momenti più cupi e intensi come Rootdove le languide note del sax si mischiano ai suoni sintetici ed ad una batteria raffinata. La titletrack invece ci pone davanti ad un’atmosfera intima dove i suoni si dilatano verso sonorità world music. La sesta traccia mette in luce la capacità di Karu nel costruire melodie orecchiabili al servizio di complesse trame ritmiche.
Come Karu, il personaggiomitologico che in modo quasi inconsapevole e ingenuo guarisce le personetramite la musica, così la musica di Alberto Brutti ha un effetto benefico su chi la ascolta. Kuru è la prova di un talento puro e cristallino in grado di realizzare un album in cui ogni dettaglio non è lasciato al caso.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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