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Il ritorno dei Kiasmos tra passato e presente

La lunga e travagliata vita dei side-project è costellata da picchi e discese; spesso vengono accantonati e poi ripresi, altre volte seguono pubblicazioni costanti. Un tema più che sviscerato, ma sempre utile da far ritornare alla mente in casi come quello del progetto Kiasmos: direttamente dal Nord Europa che più Nord non si può (islandese il primo, dalle Isole Faroe il secondo) Olafur Arnalds e Janus Rasmussen hanno debuttato ormai dieci anni fa con l’omonimo disco che ancora oggi resta tra le cose più interessanti prodotte nell’ultimo decennio nel territorio della microhouse/ambient house. Un confine che sono riusciti ad allargare contaminandosi con techno, downtempo e ricerche melodiche di ogni tipo.

Dal titolo semplice e immediato, II, in uscita il 5 luglio 2024 per Erased Tapes, svolge un duplice e difficile ruolo: da una parte cercare di trovare una sorta di continuità con un gemello lontano nel tempo e nelle fasi di produzione, dall’altra riuscire a stare al passo con i tempi e risultare attuale senza stravolgere l’ottima proposta di base.

Registrato in un paio d’anni tra Berlino, Bali e l’Islanda, il disco segue inevitabilmente parte del sound solista dei due musicisti. Paradigmatica è l’opening track Grown, in cui a metà brano degli archi in pieno stile Arnalds impreziosiscono i beat immaginifici del climax ascendente, ma anche negli altri pezzi l’impressione è che il duo sia riuscito a mantenere una cifra stilistica coerente, per quanto ancora più votata ad una ricerca melodica, spesso raggiunta attraverso stimoli “esterni”: ci sono gli echi jazz di Sworn, c’è Dazed che sembra provenire dall’ambient nel suo lato più sperimentale, c’è la modern classical della chiusura Squared. In mezzo a tutto questo, ovviamente, una predilezione per il ritmo nella sua forma più ragionata e meno caotica, come testimoniano sia il clapping di Spun che la tech house di Bound.

Qualche lungaggine di troppo impedisce a II di raggiungere i livelli del debutto, ma l’operazione è complessivamente centrata: i Kiasmos hanno ancora qualcosa da dire e lo fanno con la cura maniacale che li contraddistingue in un caleidoscopio microhouse ricco di contaminazioni.



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