Kozmik Bazaar: oltre i confini del jazz
Il collettivo avant-jazz Konstrukt incontra il compositore jazz Ken Vandermark, il risultato è l’album Kozmik Bazaar in uscita il 27 settembre 2019 per l’etichetta berlinese Karlrecords.
Il gruppo turco non è di certo nuovo a lavori collaborativi, già in passato aveva registrato due acclamati dischi con l’icona avant/noise giapponese Keiji Haino.
L’esplorazione e lo sviluppo del jazz fino ad arrivare a forme libere e psichedeliche, è questo il succo di Kozmik Bazaar che si snoda in sei tracce complesse e seducenti.
L’album si apre con un omaggio a Ornette Coleman con la frenetica Diggin’ That Harmolody: la ritmica avvolgente si colora con i fiati che si dirigono in direzione del free jazz. Il sassofono di Vandermark ruba la scena agli altri strumenti che gli coprono le spalle mentre è libero di improvvisare e lasciare spazio a tutta la sua creatività.
Semazen ci lascia assaporare i suoni morbidi e un contrabbasso seducente che apre la scena al clarinetto. Ancora Vandermark fa sfoggio della sua tecnica, leader di un brano in cui tutti suonano insieme meravigliosamente, una orchestra guidata dal suono ipnotico dello strumento a fiato.
Scariche elettriche percorrono East of West, West of East: i fiati suonano come alieni mentre lo psych-rock s’impossessa della parte ritmica, contaminando una traccia che fa dell’alchimia tra gli strumenti la sua arma migliore.
Un’atmosfera malsana, plumbea, quasi spettrale quella creata nell’ultima suite, Cocoon, nei sette minuti della traccia trapela tutto il lato più oscuro del disco, quello che permette al jazz di venir assorbito totalmente dal lato psichedelico.
Kozmik Bazaar è un viaggio psichedelico che va oltre il “linguaggio del jazz”, perfettamente descritto nella sua copertina da “Explosion”, opera di Artur Trojanowski, un’esplosione, una costellazione in continua espansione fatto di tecnica e sentimento, passione e studio dello strumento. È proprio per l’equilibrio delle sue parti che il lavoro dei Konstrukt + Ken Vandermark alla fine ti lascia col botto.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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