Un lavoro compatto e con pochi fronzoli per i Lags
A distanza di tre anni e mezzo dal disco d’esordio Pilot, ecco il secondo full lenght dei romani Lags, in uscita per To Lose La Track, in collaborazione con Fuzzy Cluster Records e con la giovane etichetta, di casa a Cambridge UK, Casu Marzu Records, di cui questo Soon risulta essere la prima uscita ufficiale.
Anticipato da un artwork surrealista, in cui si vede un uomo in abiti borghesi camminare sul filo, in equilibrio precario su una foresta di conifere, quasi a lasciar intendere un desiderio, solo immaginato e mai realmente pianificato, di fuga dai ritmi incessanti e instabili della vita contemporanea nella Capitale, e dal singolo Knives and Wounds, traccia di apertura dell’album che sbatte subito in faccia la vena rinnovata della band che, pur senza abbandonare la propria vocazione post-hardcore, si ripresenta con un sound decisamente più definito e tagliente rispetto al disco d’esordio.
Le ritmiche caustiche di Daniele De Carli e Andrew Howe aprono la strada agli intrecci tra le due chitarre di Gianluca Lateana e Antonio Canestri, che creano un continuo alternarsi di complicità e contrasti tra arpeggi, scale e riff su cui sono giocate le dinamiche dell’intero disco ed in cui le linee vocali di Canestri, pur rabbiose ed emozionali, si inseriscono sempre in maniera piuttosto equilibrata. Un sound compatto e affilato che, più che collocarsi in quello a cui ci ha abituato negli ultimi anni la produzione post-hardcore / emo-core italiana, sembrerebbe quasi essere il prosieguo di una certa scena americana degli anni ’90 e 2000. Quasi come se un ideale anello di congiunzione tra gli Sparta di Jim Ward e gli At The Drive-In si presentasse oggi ringiovanito nelle intenzioni e nelle sonorità, che in alcuni momenti (Showdown su tutte) ricordano persino, neanche troppo lontanamente, i Foo Fighters di The Pretender.
L’ascolto procede incessante e con pochi attimi di respiro fino alla più malinconica I Still Remember che, seguita dalla coda della bonus track Il Podista, unico brano cantato in italiano, chiude il disco.
Un lavoro compatto e con pochi fronzoli per i Lags che, pur senza abbandonare l’impatto emotivo da live band post-hardcore, ambisce ad essere fruibile anche ad un pubblico non necessariamente avvezzo a certi ascolti e ad aprire alla band romana anche le porte a possibili esperienze estere.
Classe ’82, batterista e smanettatore di synth, attratto da tutto ciò che è ricerca e scoperta, con una particolare propensione per la musica con contaminazioni elettriche ed elettroniche, le città e i festival europei.
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