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Small Talk: post-punk made in Bologna

Possiamo dire con una certa serenità, senza scontentare nessuno, che nel filone etichettato come post-punk, ormai in totale ascesa negli ultimi cinque anni, i Leatherette rappresentano in Italia una delle proposte più interessanti. In un genere che ormai segue degli schemi apprezzabili ma ormai ben saldi e difficilmente innovativi (i Fall di Mark E. Smith sembrano essere un obbligo da seguire per qualunque gruppo del “nuovo” post-punk), soprattutto nel nostro Paese che su certe sonorità è sempre arrivato dopo, è una soddisfazione trovare qualcuno capace di dar vita ad un sound quanto meno riconoscibile.

E in effetti Fiesta, uscito circa un anno fa, è la cosa più vicina che abbiamo a quanto imperversa nel Regno Unito ultimamente: echi degli Shame, incursioni artsy à la Squid, l’attitudine da arena degli Idles. Proprio questi ultimi hanno un ruolo decisivo, seppur di lato, nel sound del gruppo bolognese, che si affida in fase di mixaggio a Chris Fullard, collaboratore proprio della band di Bristol.

C’è quindi tanta curiosità per il nuovo Small Talk, in uscita il 3 novembre 2023 per Bronson Recordings. Un disco che, lo diciamo subito, continua sulla scia del precedente e non mostra particolari novità se non (dettaglio non da poco) una consapevolezza nei propri mezzi decisamente invidiabile. La musica dei Leatherette sembra essere in crescita assieme ai suoi componenti, in un intreccio vita-arte che effettivamente richiama molto il punk anni ’70. Dodici brani per una mezzora di musica che fila liscia e senza fronzoli, proprio come l’opening Bureaucracy Apocalypse che richiama inevitabilmente alla mente il King Krule più punk. Fade Away è un fulgido esempio del fatto che si possono scrivere ballad pur avendo il poster del Pop Group in camera, mentre Isolation piazza in primo piano il sax, onnipresente in tutto l’album.

Abrasioni che ricordano il recente, bellissimo, debutto degli Italia 90 permeano Spying on the Garden, fra i pezzi più riusciti del disco; la doppietta RonaldinhoRonaldo, oltre a citare più o meno esplicitamente uno dei grandi dilemmi del calcio brasiliano degli ultimi trent’anni (chi è più forte?), mostra anche due lati diversi: da una parte gli amanti delle chitarre di memoria jangle, dall’altra quelli che vogliono suoni duri e puri.

Non è necessario scegliere, i Leatherette non ci obbligano a farlo e si “limitano” a regalarci un disco decisamente godibile. Si è perso quell’effetto sorpresa riscontrato in Fiesta, che appare complessivamente più coraggioso, ma fortunatamente a rimanere è l’attitudine di un gruppo che ha ancora tanto da dare. Promossi.



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