River Without Banks: la sinergia tra animo e musica
La magia delle dita che scivolano leggere sui tasti bianchi e neri di un pianoforte sono carezze sulla pelle, avvolgenti abbracci che Leo Svirsky ci regala col suo nuovo lavoro intitolato River Without Banks.
Dedicata alla sua prima insegnante di pianoforte Irena Orlov, River Without Banks è una raccolta affascinante ed emozionante di pezzi che sono allo stesso tempo complessi e fluidi.
Sei composizioni arrangiate per essere suonate da due pianoforti, il tutto arricchito dal virtuosismo classico e dalla continuous music, sfidando così ogni classificazione di genere.
Il giovane compositore americano esplora con Field of Reeds come l’instabilità dell’ascolto trasformi la percezione della semantica. La prima traccia, sinuosa e affascinante, predilige la velocità, rifiutando il minimalismo e favorendo la complessità come teorizzato da Lubomyr Melnyk, padre della continuous music. La melodia, inoltre, ricopre un ruolo importante perché le composizioni di Svirky, sebbene pregnanti di fine tecnica, vanno ascoltate col cuore e con l’anima.
La title track è sontuosa e vorticosa allo stesso tempo. Svirsky prova a ripercorrere la storia della musica sacra occidentale e orientale, elimina così le barriere tra fisico e spirito, ricercando la sinergia tra la musica e il corpo.
Trembling Instants è una cascata di note che si susseguono, il virtuosismo atto a beneficio per lo spirito. La dolce melodia della quarta strumentale appaga i sensi: rilassa, calma, dona pace, mentre Svirsky fa sfoggio della sua tecnica compositiva, strati e strati di note che parlano un linguaggio trascendentale.
River Without Banks si chiude nel migliore dei modi con Fanfare (after Jeromos Kamphuis), la più delicata delle sei, il suo lento procedere con tanto di note sospese le donano morbidezza. Eterea, l’ultima traccia si avvicina di più al mondo di Olafur Arnalds che a quello di Melnyk.
River Without Banks è un album complesso ma allo stesso tempo leggero, in grado di evidenziare tanto la tecnica quanto l’emotività delle sei composizioni.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
[gs-fb-comments]
Commenti recenti