Luigi Archetti: la sua Lava è «qualcosa di fertile»
Nato a Brescia 66 anni fa, ma svizzero di adozione, il sound artist e chitarrista Luigi Archetti è uno dei nomi più illustri nel panorama internazionale del sound design. Le sue sculture sonore si muovono nell’ambito della nano-area acustica, generate da un microcosmo di frammenti contemplativii quali vanno ascoltati con la giusta attenzione per non trascurare nessun impercettibile elemento della sua musica.
Lava, rilasciato il primo settembre 2021, è una raccolta di 25 paesaggi sonori suddivisi su due dischi: un lavoro fortemente personale e profondamente umano, dalla difficile collocazione sonora.
Come la lava, così la musica di Luigi Archetti scorre fluida e lenta, incanalando al suo interno manciate di note di chitarra acustica, crepitii, feedback e rumori. Ogni elemento viene suonato ad intervalli irregolari in modo da prendere forme proprie.
Le trame minimaliste sono arricchite da impercettibili elementi i quali emergono dal suono (frammenti tonali, corde pizzicate, basse frequenze) vibrante in un perenne dialogo con il silenzio, elemento cardine di tutto l’album. Lungo il suo percorso il suono viene scomposto e ricombinato proprio come la lava che durante il suo scorrere e raffreddarsi forma rocce ignee.
Ne scaturisce una piccola morfologia della superficie sonora per una narrazione solenne ed evocativa, carica di pathos, un movimento silenzioso che va a esplorare le possibilità timbriche in modo da dare profondità al suono.
Attraverso un gioco di frequenze e ripetizioni, Archetti crea texture semplici ma dall’effetto inclusivo in modo da creare un’esperienza percettiva unica e poetica.
Lava è un progetto sofisticato, che necessita di ripetuti ascolti per comprenderne a pieno tutte le sue sfumature. Maestro della sperimentazione, Archetti dà vita a «qualcosa di fertile», un lavoro minuzioso dettato dalla parsimoniosa ricerca cromatica, una sinfonia di colori come un quadro astratto di Kandinsky.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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