Un disco per pochi
Un pianeta su nove è il primo album di Mario Alessandro Camellini, in arte M.A.C. che, a scanso di equivoci, non si occupa di nuove affascinanti tecnologie, né di luccicanti maschere di trucco, bensì di care e vecchie emozioni.
Il cantautore e poeta emiliano, giovane e profondo amatore dell’animo umano e dell’oscurità che al suo interno si ripara, ha scritto un album composto da una serie di dichiarazioni controcorrenti, di smascherate, infime realtà che lasciano poco spazio alle menzogne degli uomini.
Livore è stato il primo singolo del disco (prodotto da Private Stanze e distribuito da Audioglobe), nutrito dal violino di Nicola Manzan, dei Bologna Violenta, un pezzo che attacca chiaramente le frivolezze dell’esistenza umana, atte a farci dimenticare il suo reale significato, piuttosto che le sue reali difficoltà: insomma, sempre un mondo visto da un doppio punto di vista, quello imposto e in cui ci ingabbiano e quello che, invece, corrisponde alla verità e all’importanza di messaggi come la vita non è vita, se ti lasci morire.
Sicuramente non è stato un caso che Livore sia stato scelto come primo estratto dell’album, poiché ben rappresenta le intenzioni comuni a tutte le tracce di Un pianeta su nove, la cui produzione artistica è stata affidata a Luca Spaggiari (Fargas / Eravamo Occidente) e che risulta non adatto a tutte le orecchie. In effetti, è chiaro che il disco di M.A.C. è un inno alla feroce consapevolezza dell’autore di voler vivere una spanna sopra al mondo di cui è consolidato testimone di decadenza.
Lo considero un disco al limite, tra la confessione e l’autocelebrazione, quest’ultima, certo, spesso smussata dalla totale ammissione di responsabilità (la colpa è tutta mia/per cui voglio espiare uno ad uno i miei sbagli). Rimane un gioco pericoloso quello di staccarsi dalla realtà in cui viviamo e guardarla a distanza, e affrontare questo tema in un disco, porlo oltre una chiacchierata con sé stesso, trasformandolo in una condivisa considerazione dell’essere umano, è lo scopo di M.A.C. e del suo Un Pianeta su Nove.
Il mio nome è Mary, sono nata nel 1990. La città da cui vengo è Sessa Aurunca, una collina tra Lazio e Campania; la città che ho scelto è Napoli, dove mi sono laureata in Scienze Politiche e dove scappo sempre, ogni volta che posso. Adoro cucinare e avere un bicchiere di vino in mano. Ho sempre scritto per amore, per me stessa, perché non conosco un altro modo per parlare di ciò che nella vita è importante, delle mie passioni, dei miei dolori. Molto semplicemente non conosco un altro modo per parlare della mia anima: ecco perché scrivo di musica.
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