Un diario che parla di Madeleine
La compositrice australiana Madeleine Cocolas ritorna con un nuovo album, Ithaca, la colonna sonora di un luogo che esiste principalmente nella sua memoria. Un’esperienza cruda, personale e catartica raccontata attraverso le tracce del disco, le quali esplorano le emozioni complesse che ha provato la Cocolas al suo ritorno a casa.Ottimismo, frustrazione, crepacuore, malinconia e infine speranza prendono forma inqueste nuove otto strumentali, un lavoro che musicalmente descrive paesaggi sonori lussureggianti, elettronica sperimentale, fieldrecordings e momenti di solo piano.
Immergiamoci direttamente nella musica di Cocolas, pubblicata l’8 maggio via Room40, ci troviamo di fronte a melodie sospese come in A Promise, uno stile astratto e dir poco affascinante, una suite che trasmette un incredibile senso di libertà, un paesaggio armonico che ricorda i momenti più riflessivi di Harold Budd.
Poi arrivano le pulsazioni ritmiche di Let’s Talk About You, con la terza traccia viene fuori il sentimento della gioia, il suono si fa sempre più pieno, i synth sono frizzanti e moderni, arpeggiatori scoppiettanti sono la naturale evoluzione della traccia precedente. Past The Floodline lascia al piano il compito di accompagnarci per mano in un sentiero ambient, questa traccia che ricorda gli Hammock, lascia spazio alla malinconia, la mente viaggia tra i ricordi e il piano scorre delicatamente. Si passa poi ai ritmi martellanti di A Basic Understanding, un’ondata vorticosa di synth e arpeggiatori colorati che ricamano una fitta e complessa trama melodica.
E sulle note morbide di Return Home chiudiamo il disco, un’atmosfera ovattatamette la parola fine al diario sonoro di Madeleine Cocolas.
Ithaca è un viaggio, quello nella vita di Madeleine Cocolas, quello delle sue emozioni che la compositrice australiana prova a mettere in musica per farle vivere anche a chi ascolta. Un album autentico e sentito che si lascia ascoltare in loop.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
[gs-fb-comments]
Commenti recenti