Il Prog è vivo e vegeto con i Magic Pie
Quarantacinque minuti di grande musica e di godibilissime suggestioni. Lo si può dire senza tema di incorrere in smentite, a proposito dell’ultimo album della band norvegese dei Magic Pie, il quinto, intitolato Fragments of the 5th element, pubblicato per Karisma Records.
Una line up di ottimi musicisti (Kim Stenberg alla chitarra, Eirikur Hauksson, voce, Erling Henanger alle tastiere, Eirik Hanssen sempre alla voce, Lars Petter Holstad al basso, Jan T. Johannessen alla batteria), quella originaria della splendida cittadina di Moss, nella Contea di Østfold, che con grande perizia riesce a rapire appassionati attuali e nostalgici di un periodo e di un modo di fare musica che non torneranno più nei termini in cui attempati critici musicali come chi scrive li hanno conosciuti. Eppure, vi assicuro che in alcuni momenti di questo splendido Fragments of the 5th element l’ascolto potrà sembrarvi talmente affascinante e coinvolgente da darvi l’impressione di non dover rimpiangere niente, dei favolosi (in quasi tutti i sensi) seventies.
Cinque brani per circa quarantacinque minuti di buone vibrazioni, cinque pezzi (The edonist è il capolavoro assoluto, con i suoi ventitré minuti di durata complessiva) ciascuno dei quali, ne sono convinto, vi farà ritornare al lettore CD per uno o più riascolti.
The man who had it all, Table for two, Touched by an angel costituiscono ognuno un amalgama sonoro ottenuto attraverso l’uso diffuso della melodia, la mirabile coesione interna della band, l’estro e il virtuosismo chitarristico di Stenberg (anche valente supervisore artistico di Fragments of the 5th element), i ricami delle tastiere di Henanger.
Genesis, Yes, Kansas e più o meno diffuse – soprattutto da parte di Kim Stenberg – tentazioni hard rock sono influenze ravvisabili immediatamente, ma l’album piacerà, come è piaciuto a me, anche a coloro che del buon vecchio “progressive” non sanno niente. Consigliatissimo.
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