Un tuffo nel passato con i MahDoh!
Quanta verità nelle parole dei MahDoh! «L’amore a volte può fare male».
È così che si presenta il gruppo romano con il loro primo EP, Rughe, uscito il 2 dicembre per MiaCameretta Records.
Olivia Volpi (voce), Riccardo Schiavello (chitarra), Marco Pasquariello (tastiere), Veronica Monaco (basso), Stefano Padoan (batteria/voce) propongono un indie pop alla Maria Antonietta dal sapore vintage.
Suoni caldi e melodie catchy al servizio delle cinque tracce dell’Ep
Rughe, il titolo dell’Ep, potrebbe essere associato ad un suono un po’ datato che oggi sta tornando in auge prepotentemente, mentre MahDoh! potrebbe essere l’esclamazione che si ha appena si ascolta il quintetto capitolino.
C’é sentimento e colore nella musica dei MahDoh!, il tutto arricchito da una voce delicata, quella di Olivia, e da testi ispirati (Voglio Farti Male ci dà subito un assaggio).
Non Posso Stare Col Gatto ha un ritornello coinvolgente, ma soprattutto una sezione ritmica ben oliata mentre la chitarra punta sulla semplicità, sempre efficace.
Momento strappalacrime con la malinconica Hey Ciao: buono l’uso delle dinamiche, cresce la traccia e crescono i sentimenti, una pagina di diario aperta, il ricordo di qualcuno ormai lontano.
Cambio di registro invece per La Pelle. La quarta canzone dell’Ep è frizzante, divertente e ironica. Olivia è sempre padrona della sua voce e la usa con una buona tecnica. La traccia sul finale aumenta il ritmo e si fa tutta da ballare. L’uso dei cori la rende ancora più divertente.
Il Mio Cappello è la traccia conclusiva. Una canzone quasi casalinga dove i MahDoh! si divertono a prendersi poco sul serio, leggera al punto giusto con tanto di sciacquone finale.
Rughe è un lavoro ben equilibrato che riesce a unire spensieratezza a contenuti importanti. I MahDoh! sembrano avere le carte in regola per poter piacere veramente a tutti.
Nato a Caserta nel 1989, innamorato folle della musica, dell’arte e del basket. Nel lontano 2003 viene letteralmente travolto dal suo primo concerto, quello dei Subsonica, che da quel giorno gli aprirono un mondo nuovo e un nuovo modo di concepire la musica.
Cresciuto col punk e la drum and bass, ama in maniera smoderata l’elettronica, il rock e il cantautorato. Fortemente attratto dal post-rock, dalla musica sperimentale e da quella neoclassica, non si preclude all’ascolto di altri generi definendosi un onnivoro musicale.
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